Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 4 Novembre 2022

328

Se preso alla lettera, il racconto di Gesù è un’esortazione al falso in bilancio; per fortuna non siamo di fronte ad un trattato di economia aziendale, ma a una parabola.

Partiamo dalla conclusione: l’uomo ricco, bellamente imbrogliato dai suoi sottoposti, loda l’amministratore disonesto per la sua scaltrezza. È stato un gioco di squadra: l’amministratore, che aveva gestito male i beni ricevuti in consegna, ha truccato la contabilità con il pieno consenso dei debitori, pur essi consapevoli di quanto dovevano al padrone (ed era tanta roba). Ma il padrone non si è adirato, anzi ha lodato.

La chiave di tutto è la parola “debitori”. C’è uno squilibrio incalcolabile fra il bene che Dio ci dona e il bene che noi possiamo restituirgli. Se nella parabola il padrone raffigura Dio, ciascuno di noi è quell’amministratore incapace o disonesto, i cui libri contabili sono in rosso ogni giorno di più. C’è un serio rischio di licenziamento, e sarebbe già una soluzione auspicabile rispetto ad altre possibilità più nefaste. Non resta che falsificarsi le ricevute a vicenda: io rimetto a te il debito, e tu rimettilo a me. Ci siamo fatti del male a vicenda, sperperando così il bene che avevamo ricevuto dal padrone, ma adesso tu prega per me e io prego per te, tu perdona me e io perdono te: riscriviamo la ricevuta, forse il padrone non se ne accorgerà…

Il Padre se ne accorge benissimo, e sorride. Sa che i suoi figli sono deboli, è certo che anche il migliore di loro cadrà di fronte alla tentazione, per questo non chiede loro di essere perfetti, ma di essere capaci di perdono reciproco.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

I commenti di questo mese sono curati da Luisa Prodi