Ancora una volta vediamo Gesù colpire dritto alle pieghe del nostro cuore sempre così pronte a sdegnarsi quando la realtà non si sottomette ai nostri bisogni e alle nostre aspettative.
Nella sua terra, tra la gente della sua città, viene rimproverato di aver pensato solo ad altri villaggi. Gesù non spreca l’occasione per dare voce a quell’esercito di occhi che lo guardano con disappunto e continua umilmente ad evangelizzare incidendo le coordinate di tutta la sua azione: cosa fa, come lo fa, dove lo fa, quando lo fa, dimostrando obbedienza docile al Dio delle Scritture.
I nazzareni devo rendere umile il loro cuore e aprirlo alla libertà dell’amore di Dio, senza pretese e senza pregiudizi, ma con fiduciose attese: il miracolo di Naamàn il Siro, affetto dalla lebbra, accade laddove non era atteso, nelle acque del fiume Giordano: «Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato». Naamàn non viene semplicemente guarito, ma trasformato in una creatura nuova.
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La salvezza non è qualcosa di precostituito, è il dono di poter vivere liberi, è la forza di potere rischiare l’atto dell’amore, è frutto dell’obbedienza alla Parola, obbedienza nella fiducia. La salvezza è nella Parola del Vangelo che non solo ti guarisce, ma ti ristruttura, ti dà il volto del Figlio.
Il ciglio del monte dove viene condotto per essere gettato giù anticipa il destino di Gesù svelando già la fine, ma «egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino». Continua il suo cammino, fino alla Pasqua e dopo la Pasqua, quando, per mezzo dei suoi discepoli, la sua parola e l’offerta di salvezza incomincerà a percorrere le strade del mondo fino a noi e oltre a noi. Non un Dio in fuga, ma un Dio che ti scivola dalle mani e che va oltre, in cammino. Sì, perché l’amore non puoi ucciderlo né fermarlo, puoi soltanto rifiutarlo o peggio fartelo scivolare via. Non lo fermerà la morte. Non lo fermerà nessuno. Sa attendere, sa camminare, sa seguirci.
Per riflettere
Pensiamo alle volte in cui nella nostra vita «il Signore ci ha visitato con la sua grazia» rivelandoci il suo stile umile e semplice. Riflettiamo su tutte le volte che non abbiamo avuto la pazienza di attenderlo, il coraggio di riconoscerlo, fiducia nel seguirlo.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi