Gesù salito su una barca, attraversa il mare di Galilea e giunge a Cafarnao; “la sua città”, sottolinea il Vangelo: Cafarnao è il luogo in cui vediamo Gesù vivere tra la quotidianità domestica e il mistero, mentre annuncia il regno “da persona a persona”, con parole e gesti di guarigione.
Gesù è l’Uomo nuovo, il figlio di Dio, che entra in relazione con gli abitanti della cittadina della Galilea ed è proprio a Cafarnao che viene portato a Gesù un paralitico, forse un tetraplegico perché il racconto sottolinea che era disteso sul letto.
Chi sono coloro che portano a Gesù questo paralitico? Il Vangelo non lo dice, sottolinea tuttavia che erano persone “di fede”: “Gesù vedendo la loro fede” compie, mediante la Parola, la sua azione di guarigione. “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”: la Parola di Dio guarisce e libera l’uomo dal peccato, causa prima di tutti i nostri mali.
- Pubblicità -
“Coraggio” dice Gesù: dobbiamo vivere con coraggio, quel coraggio che è dono dello Spirito Santo e che ci permette di andare oltre i nostri limiti di uomini e donne per credere nel messaggio del Signore, per affidarci a Lui “come un bimbo svezzato in braccio a sua madre” (Salmo 131, 2); “ti sono perdonati i tuoi peccati”: è questa fede, vissuta dalla comunità dei redenti, la Chiesa, che rende possibile a Gesù pronunciare la sua Parola che guarisce i cuori e genera coloro che vi si affidano, a vita nuova.
Il paralitico, prototipo dell’umanità ferita e incapace di reagire al male presente nel mondo, si rialza, prende il suo letto, cioè la sua vita e torna a casa, seguendo il comando del Signore. La nostra casa, che è anche la casa comune di coloro che vivono l’amore reciproco, è il luogo dove siamo chiamati ad accoglierci gli uni gli altri, è il luogo della fraternità vissuta nell’intimità dei rapporti forti di amore: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. (Gv 13, 34). L’uomo nuovo, liberato dal peccato, torna a vivere generando relazioni di amore con gli altri uomini che incontra lungo il cammino della vita e col creato; grazie al Figlio ha ricevuto in dono la grazia di essere nuovamente in relazione col Padre.
Per riflettere
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14, 1): in fondo è proprio questo il messaggio che oggi il Vangelo ci lancia, nella nostra vita di tutti i giorni sicuramente disseminata di prove e di tentazioni; la Parola di Dio ci invita a non avere un “cuore turbato”, ma ad affidarci al Padre e al Figlio vivendo così questa Parola: “Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi