Non è più dove l’abbiamo sepolto. Non è nel sepolcro di una fede stanca e spenta, di preghiere ripetitive e stantie, delle apparenze da salvare, dei vizi privati e delle pubbliche virtù.
Lui, così infinitamente libero, così meravigliosamente Figlio, Lui, Donatore dello Spirito che dà vita non poteva essere prigioniero della morte, e se Lui è risorto non c’è niente di così lontano che non possa riavvicinarsi, niente di così perduto che non possa essere recuperato; niente di così assurdo che non trovi finalmente un senso.
E se “non è qui”, allora dov’è? Chi ha tolto la pietra dal sepolcro? Se lo chiede Maria di Màgdala giunta al sepolcro per piangere Gesù morto, muovendosi nel buio della ristrettezza degli orizzonti di comprensione umana che al massimo giunge alla morte, e che, quando constata l’assenza del corpo, nel dolore, prova ad elaborare il lutto.
- Pubblicità -
Se lo chiede Pietro giunto al Sepolcro, e se lo chiede il discepolo che Gesù amava che all’udire questa notizia corse al Sepolcro vuoto «sforzandosi», come dice l’apostolo Paolo, di «cercare le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; a rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1–2).
Il sepolcro vuoto, la pietra tolta, le bende e il sudario «non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte», l’assenza di un corpo non sono prove scientifiche della risurrezione di Gesù, ma sono indizi, che possono essere decifrati come segni inconfutabili della Risurrezione solo se si compie il balzo nella Fede, il balzo che trasforma l’orizzonte dell’esistenza sorretto da una irrinunciabile dimensione di speranza.
Lui è vivo e siede alla destra del Padre, con il suo corpo risorto e glorioso, intercedendo per noi: è vivo con quelle mani trapassate, con quel cuore aperto. È vivo e operante nella sua chiesa che lotta con coraggio per il Vangelo, è vivo nell’Eucarestia che riceviamo, è vivo in ogni sacerdote che in suo nome la celebra, che assolve, che battezza. È vivo nel cuore di ogni cristiano, che coraggiosamente annuncia la sua fede in Gesù Risorto.
Per riflettere
Come per i discepoli che non si è fermarono a quel sepolcro e andarono oltre, anche per noi ci siano strade che sembrano senza uscita ma che in realtà si aprono con pazienza a visioni nuove. La Pasqua di Gesù sia anche la nostra Pasqua che ci chiede di vivere con speranza e responsabilità, perché non siamo esseri viventi il cui orizzonte è la morte, ma esseri mortali il cui orizzonte è la vita.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi