Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 31 Marzo 2023

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L’ultima pericope del mese di marzo riprende la finale del brano meditato ieri: l’evangelista Giovanni introduce il testo presentando i Giudei che tentato di uccidere Gesù. Non è la prima volta: dopo averlo perseguitato, cacciato, insultato maturano l’intento di eliminarlo o di catturarlo.

Le motivazioni portate mostrano uno sviluppo nell’avversione per il Maestro. Lo troviamo in tutti i vangeli e anche oggi. Le opere compiute dal Nazareno sono stra-ordinarie. Hanno cercato di ridimensionarle o addirittura di screditarle presentandole come false. Inutilmente.

Lo accusano di infrangere la Legge: sono numerose le azioni compiute dall’Emmanuele e dai suoi discepoli proibite il giorno di sabato. Anche questo non fu abbastanza.

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Per raggiungere il loro scopo serviva altro: l’accusa di bestemmiare. “Non nominare il nome di Dio invano” è una delle Dieci Parole che devono essere vissute con determinazione. Il Salvatore presenta Dio come Padre e sé stesso come “Figlio di Dio”. In quanto Figlio può agire per nome e conto del Padre perché Dio lui stesso.

Per i Giudei, tuttavia, resta solo un uomo. Senz’altro autorevole (abbiamo meditato scribi che si avvicinano a lui; peccatori che si convertono; anche farisei illustri che ne restano affascinati), ma uomo e non Dio. Avevano compreso benissimo che riconoscerlo Verbo portava ad una riduzione della Legge, unica Parola di Dio dei Giudei. Le opere compiute non erano garanzia delle sue affermazioni.

Il testo si chiude con un cambio perentorio: muta lo scenario geografico; gli interlocutori, probabilmente, sono i battezzati del Battista; non sono profondi conoscitori della Parola: misurano il Risorto con un metro completamente diverso.

Si fidano del Precursore che riconobbe in Gesù di Nazaret il Messia ancora atteso dai Giudei.

Per riflettere

Gesù di Nazaret è la seconda Persona della Santissima Trinità: “Il Padre è in me, e io nel Padre”. La teologia dei Giudei impediva loro di riconoscere la buona notizia di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. L’Emmanuele è il nostro compagno di viaggio; è la Luce che ci guida; è il Pastore che ha cura del suo gregge senza dimenticare nessuno; è l’Amore disinteressato che accetta la croce; è la Vita che ci viene offerta eterna.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi