Nostro Signore Gesù Cristo non ha certo bisogno della gloria del mondo, ma non possiamo certo dire lo stesso di noi. Così come i Giudei, anche noi abbiamo paura di non essere importanti, di non essere veduti e considerati dagli altri, e ci troviamo a dover assolutamente escogitare qualcosa per essere protagonisti e conquistarci un ruolo.
La Quaresima ci accompagna alla verità; ci aiuta a scoprire che, come tra i Giudei, anche nelle nostre famiglie, come negli uffici, nei gruppi di amici, in parrocchia, tutti cerchiamo gloria gli uni dagli altri, ovvero la vanagloria, fumo, tutta apparenza e nessuna sostanza. “Chi cede a questa vanità autoreferenziale in fondo nasconde una miseria molto grande” (Cardinale Jorge Bergoglio). O viviamo per cercare la gloria del mondo o viviamo alla ricerca e nel desiderio della gloria di Dio.
Che cosa significa cercare “la gloria che viene dall’unico Dio?”. Che tipo di gloria è mai questa? La gloria che viene da Dio è compiacere Dio facendosi umili e vivendo non mettendo noi stessi al centro della nostra vita, bensì Cristo. In questo modo da umili verremo esaltati da Dio il giorno tremendo e gioioso dell’incontro con Lui, perché riconosciuti da Lui. La conversione del cuore, che cerchiamo nella Quaresima, inizi con l’abbandonare la superbia che vuole sempre piacere e che brama il consenso degli altri per fare spazio alla fede in colui che ci salva dalla morte del peccato.
Per riflettere
Viviamo la verità! Impariamo questo realismo: non voler apparire, ma voler piacere a Dio e fare quanto Dio ha pensato di me e per me, e così accettare anche l’altro. L’accettare l’altro, che forse è più grande di me, suppone proprio questo realismo e l’amore della verità; suppone accettare me stesso come «pensiero di Dio», così come sono, nei miei limiti e, in questo modo, nella mia grandezza. (Benedetto XVI)
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi