Oggi meditiamo l’ultima pericope tratta dal capitolo ottavo di Giovanni. La discussione tra i Giudei e il Maestro continua sulla falsariga del brano di ieri. I primi evocano continuamente la figura di Abramo, amico di Dio, mentre il Nazareno insegna la continuità del suo messaggio con quello del padre della fede, pietra miliare della fede dei Giudei, annunciando, tuttavia, la novità del Regno di Dio inaugurata dalla sua venuta.
Da una parte il ricorso alla Parola letta e vissuta secondo una ortoprassi rigida e letterale che impediva a molti di riconoscere Gesù di Nazaret, Figlio del Padre; dall’altra il Signore che cerca di far cogliere il mistero profondo che l’accompagna introducendo le sue affermazioni per ben due volte, “In verità, in verità io vi dico” e concludendo il suo annuncio perentoriamente: “prima che Abramo fosse, Io Sono”.
Emerge la forte contrapposizione tra i lettori della Parola, il Primo Testamento e l’Emmanuele che si presenta come il Verbo di Dio, lui stesso Parola. Gesù non azzera l’esperienza del popolo eletto da Dio; non lo rinnega, né lo fece la sua famiglia. Giuseppe e Maria erano fedeli praticanti delle prassi di Israele. Ma è portatore di molte novità: i Giudei citati dall’evangelista Giovanni sono fedeli ai testi ricevuti da Dio per mezzo dei grandi patriarchi, dai profeti. Abramo, Mosè e Davide costituiscono un punto fermo della relazione tra Dio e il popolo da lui chiamato.
- Pubblicità -
La buona notizia portata dal Nazareno è la Parola incarnata, Dio: è Gesù stesso che ha condiviso tutto con le creature del Padre tranne il peccato. Leggere la Parola è fondamentale. Qui incontriamo (ieri come oggi) il Verbo stesso con cui tessere un rapporto per una relazione che richiede da parte nostra la conversione. È accettare la venuta del Messia, Dio che nasce, vive, muore inchiodato sulla croce e poi risorge. Una Persona della santissima Trinità che si fa vicino e persona-fratello di tutti. In e con loro facciamo esperienza ogni giorno di Dio.
Per riflettere
La reazione dei Giudei non deve sorprenderci. Il Dio-con-noi scardina le nostre convinzioni, il nostro vivere e soprattutto il tentativo di seguire un Dio fatto a nostra immagine. I Giudei sono giustamente fedeli al Primo Testamento. Chi meglio del Salvatore può consegnarci l’immagine del Padre, Dio misericordioso, che ama le sue creature al punto di inviare il Figlio per insegnarci l’amore per gli altri come se fossero noi stessi?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi