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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 Maggio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 46-52

Molto spesso nel Vangelo si sottolinea come i miracoli non avvengano per mezzo della sola volontà di Gesù che, guardando ad una umanità afflitta, accoglie, si prende cura e guarisce l’infermità di alcuni. Si tratta di episodi in cui larga parte ha anche la fede di chi domanda.

In questo caso ci troviamo di fronte all’iniziativa di Bartimeo, cieco nato, che avendo sentito del passaggio del Messia grida a gran voce, fino ad ottenere la sua attenzione e quella dei discepoli. Gesù è cercato, chiamato ad intervenire con grande forza; è una di quelle situazioni in cui le persone si espongono e consegnano a Lui con affidamento pressoché totale.

Similmente alla donna emorroissa, liberata dal suo male solo per aver toccato il mantello di Gesù, anche Bartimeo si staglia tra la folla per la forza della sua iniziativa, e la sua voce raggiunge Gesù prima che Egli possa accorgersi di lui. Cristo è chiaramente il tramite di una grazia che viene dal Padre e che a Lui viene richiesta; tuttavia, per questo e altri casi è giusto ricordare quanto detto ai risanati: «Va’, la tua fede ti ha salvato».

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Le condizioni rispetto alle quali la guarigione avviene non sono solo la presenza e la volontà di Gesù, la sua intercessione, ma è anche la fiducia di chi domanda, la fede nel mistero, lo spirito di totale consegna con cui questi uomini e donne ripongono la propria vita nelle mani del Figlio di Dio.

Questa pagina di Vangelo ci esorta ed interroga, chiedendoci se non possiamo essere disposti a porci anche noi nelle mani del Signore con la stessa incrollabile speranza, con lo stesso grado di fiducia vera.

L’invito è quello di domandare sapendo sempre che ad un Padre buono può essere chiesto quanto ci sta a cuore, affidando le nostre ferite, e riconducendo ogni risposta possibile ad un Bene ulteriore, un progetto che noi non distinguiamo nella sua completezza, ma che possiamo credere sia predisposto per il massimo bene di tutti noi.

Per riflettere

Quali ferite affido al Signore? Con quale fede chiedo che lui mi faccia dono della sua grazia? La prima guarigione avviene nell’atteggiamento con cui l’infermo ripone la propria esistenza nelle mani di Dio. Offriamo ciò che di noi è cieco o sanguina, per ottenerne in cambio un dono vero di vita.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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