Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 Gennaio 2020

Medita

Immaginare il regno di Dio come qualcosa di altisonante, magari un regno alla maniera degli uomini dove però al centro c’è l’amore divino che trionfa, non è forse la maniera migliore per provare a intuire questo mistero. Gesù è il figlio di Dio che si è fatto carne, perciò ama la materia, la semplicità e la concretezza. E per questo descrive in modo estremamente semplice il concetto, paragonando il regno a “un uomo che getta il seme nel terreno” e a un granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, che porta frutto “quando viene seminato”. C’è dunque un seme, un uomo, l’azione del seminare. E c’è la crescita, l’evoluzione spontanea e misteriosa del seme a prescindere da tutto il resto. Quel seme, il più piccolo di tutti, è destinato a diventare la pianta più grande di tutte. Occorre però che l’uomo lo semini. Sembra incredibile ma è così: Dio, per costruire nel mondo il suo regno, ha bisogno di noi. È disposto a realizzare il suo “dominio” d’amore ma nel rispetto della libertà umana, offrendo questa possibilità a ciascun uomo perché la compia qui e ora, non nell’Aldilà. Esattamente il contrario dei regni umani, presenti, passati e futuri, che s’impongono con la forza e la sopraffazione. Mentre i regni umani sono come idoli spietati che chiedono sangue, sacrificio e costante controllo sulle leve del potere a coloro che li edificano, i quali non li perdono d’occhio un momento per vederli crescere a dismisura, il regno di Dio germoglia e cresce che l’uomo “dorma o vegli, di notte o di giorno”. L’uomo, infatti, deve gettare questo seme ma poi occorre che si affidi al Signore, senza bramosia e cupidigia. Il regno di Dio non è un possesso, ma un dono.

Rifletti

Cosa è per me il regno di Dio? Qualcosa di astratto che in fondo non mi tocca da vicino? Sono consapevole che Dio mi cerca, attraverso Gesù, per invitarmi a costruire questo regno nelle relazioni umane, sociali, politiche ed economiche di tutti i giorni?

Prega

Il grande affare degli esseri umani è sforzarsi di partecipare al regno di Dio.
Abbiamo la vita intera per cogliere l’opportunità
di partecipare, di entrarvi.
Però Dio è in diritto di precluderci
per sempre l’ingresso.
Per essere più chiari: siamo noi stessi
a chiuderci le porte!
Nel Regno possiamo entrare tutti, in Gesù Cristo,
grazie al povero, al piccolo, all’escluso,
al più vulnerabile.
(Padre Alejandro Solalinde)

Fonte: Ascolta e Medita – Gennaio 2020 curato da Domenico Coviello, Angela Castino – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi


L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 4, 26-34 In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore

Table of contents

Read more

Local News