Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 Dicembre 2021

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Davvero strano l’inizio del vangelo di Giovanni: non troviamo l’esigenza di mostrare Gesù nella storia del suo popolo, o la narrazione del contesto della sua contemporaneità, ma Giovanni ci colpisce con una affermazione che è sintesi della sua conoscenza personale del Cristo e conclusione, dopo anni di meditazione, della riflessione di una vita segnata dall’amicizia con il galileo, seguito fino alla fine sulla croce e poi fino alla soglia del sepolcro vuoto.

Gesù, la Sapienza, la Parola presso Dio, la Parola Dio stesso, prima del tempo e al di fuori del tempo, senso del mistero della vita e dell’esistenza come siamo in grado di percepirla, con il nostro limite di esistenze immerse nel tempo, con un prima e un dopo, dominati dall’esperienza delle tenebre, dell’assenza e del nulla, da cui ci pare di provenire e verso cui temiamo di andare.

Un’affermazione pacata, frutto di riflessione ma non di ragionamenti: la conclusione a cui arriva Giovanni nasce dall’aver conosciuto Gesù e dall’aver scoperto, giovane, la dolcezza infinita di essere il discepolo amato, a dispetto di ogni merito, nello spazio e nel tempo vissuti, che non circoscrivono il Verbo, ma in cui il Verbo ha scelto di divenire carne e di sperimentare la prossimità dell’abitare in mezzo a noi. Dall’aver ascoltato le sue parole e ancor di più dall’aver vissuto con lui e per mezzo di lui la scoperta della paternità di Dio.

Come prologo del suo annuncio, l’affermazione di Giovanni diventa dono e invito al cammino. Colui che chiamiamo Dio nessuno lo ha mai visto, né lo potrebbe: è l’amore di Dio, il Verbo che vive in mezzo a noi, che solo può portarci da lui.

Per riflettere

Nonostante le false luci, le menzogne e le schiavitù, ogni uomo è sedotto da una “bellezza antica e sempre nuova”, che almeno vagamente presagisce e della quale è incurabilmente malato. Per questo subito la riconosce quando gli si presenta, in qualunque modo, come la luce della sua vita. […] E se risponde, il suo volto si accende della luce di Dio. (Padre Silvano Fausti)