È molto interessante l’uso che Gesù fa in questo brano del termine “giustizia”. Quando pensiamo alla giustizia siamo abituati collocarci nei tribunali, oppure a riferirci alla esclusiva sfera morale individuale. Ma tutti noi ricordiamo come il Vangelo di Matteo, durante i Racconti dell’infanzia, definisce “Giusto” Giuseppe proprio mentre ha deciso di mettere da parte la Legge, per amore di Maria. La sua scelta di amore deriva dalla sua giustizia.
Siamo di fronte allora ad un altro ambito esistenziale, che non riguarda la decisione di aderire o no a delle proposizioni etiche, quanto la ricerca di spazi di amore, inconsueti, inusitati, talvolta inesplorati. Come quelli che ci propone Gesù: non solo i fatti, ma i pensieri devono essere ispirati a ciò che Dio ritiene giusto.
E questo lo possiamo fare solo se il Signore ci aiuta nel guidare le nostre scelte e con la sua Grazia. Da una parte ciò che tocca a noi: scegliere la sequela di Gesù; dall’altra la Grazia dello Spirito, che sola può metterci in grado di perseverare, di leggere la nostra vita con gli occhi di Dio, di capire ciò che la nostra mente, da sola, non è in grado di intendere.
Avere sempre presente che Gesù si rivolge a noi e afferma: “Ma io vi dico…”, con pretesa di autorità, ma l’autorità di chi ha ascoltato la Legge e ci dice di guardare oltre. Di andare oltre la razionalità e la logica dell’uomo per assumere la giustizia di Dio, fatta di amore esclusivo e totale.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi