Entriamo nella contemplazione dell’abisso senza fondo della Misericordia di Dio e sostiamo in adorazione silenziosa della Santa Croce. Per entrare nel mistero del suo amore, per cogliere quell’amore impresso nel volto di Cristo, dobbiamo contemplare il Crocifisso con gli occhi aperti e spingere lo sguardo dentro Colui che hanno trafitto fino ad entrare nella ferita del costato di Gesù.
Il disegno dell’amore di Dio sul mondo e sull’uomo è compiuto, fino all’estremo, fino alla misura infinita del Crocifisso e del Cuore di Dio.
Ecco l’Amore che salva il mondo, l’Amore oltre ogni altro amore che dona senso alla vita, l’Amore che supera ogni attesa e ogni speranza, l’amore che arriva fino alla fine, fino alla Croce, ricordo continuo dell’amore donato perché, come disse Santa Caterina da Siena, non sono i chiodi che lo tengono in croce, ma l’Amore.
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Restiamo umilmente accanto a Maria, ai piedi della Croce, per scrutare e conoscere “la lunghezza, l’altezza e la profondità” dell’amore di Dio, per farci toccare dal suo dolore mentre partorisce la nascita della nuova creatura, diventando Madre di tutti gli uomini.
Verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, il velo del tempio si squarciò per fare strada al Figlio nel Suo ritorno a casa. La Sua anima nelle braccia del Padre, il suo corpo nelle braccia di sua Madre, la Sua Parola e il suo Amore, nel cuore di tutti gli uomini del mondo.
Tutte le nostre croci si stagliano e bucano il Cielo, le nostre lacrime sono pioggia di Cielo Santo trafitto di croci. Veniamo incisi dal segno della Croce sin dal nostro Battesimo, le abbiamo in casa, appese al collo, ripetiamo il gesto entrando e uscendo dalle Chiese, prima di una prova, prima della paura, dimenticando che la vera Croce è quella che pianteremo sul monte del Calvario, raggiungibile solo attraverso strade tortuose che mettono alla prova la nostra fedeltà al Mistero della Croce: quella Croce Santa che oggi adoriamo e che ha redendo il mondo.
Per riflettere
La crocifissione di Gesù è l’opera di un insieme di mani. Mani che spogliano, inchiodano, spingono, strappano. Fra tutte quelle mani ci sono anche le nostre. Portiamo queste mani a Gesù perché le purifichi e le prenda nelle sue. Chi segue Gesù deve deporre le vesti: le vesti del tornaconto, dell’interesse personale per essere in comunione; le vesti della ricchezza, dello spreco, del lusso per indossare le trasparenze della semplicità e della leggerezza.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi