«Vuoi guarire?». Benedetta domanda che libera la speranza dalle catene del peccato! Gesù ci dichiara il suo amore, innescando e ravvivando in noi il desiderio di Lui ormai seccato come le membra del paralitico. Così come la croce, anche il lettuccio dove abbiamo disteso sino ad ora la nostra vita, magari grigia ed inutile, con le frustrazioni, la solitudine, il fastidio e la fatica di vivere, non è il destino che il Signore ci ha preparato, è solo uno stato provvisorio.
È il demonio che ci spinge a credere che alla nostra meschinità, alla nostra deformità, al nostro peccato non c’è via d’uscita. Non è così, il Signore ha pronte per noi la redenzione e la vita eterna, se solo noi vogliamo davvero guarire e convertirci. “Alzati, risorgi, prendi il tuo lettuccio e cammina”: è qui la novità, il segreto, la buona novella. Gesù ci guarisce per “incominciare a camminare” in una vita nuova, in un percorso di conversione quotidiano per “non peccare più”, aggrappati alla Chiesa Cattolica, alla parola e ai sacramenti. Chi ha conosciuto la gratuità dell’amore di Dio sa che tornare a dar credito al demonio e peccare sarebbe l’accadere di “qualcosa di peggio” della paralisi, ovvero precipitare all’inferno.
I cristiani vivono il presente come il frutto della misericordia di Dio che ha irrorato misteriosamente ogni istante sino ad oggi, senza dimenticare il “lettuccio” dove hanno sperimentato la gloria della Sua vittoria sul peccato. La vita diviene così una missione per testimoniare l’amore gratuito di Cristo a chiunque è chiuso nell’orgoglio e non crede alla salvezza che ci viene dal nostro Signore.
Per riflettere
Che tirannia è mai questa? Sono venuto alla vita—bene—, ma perché essa mi agita con le sue violente ondate? Voglio dire una parola audace, sì audace, ma voglio dirla: se non fossi tuo, o mio Cristo, quale ingiustizia! Nasciamo, deperiamo, giungiamo alla fine. Dormo, riposo, sto sveglio, cammino. Siamo ora ammalati, ora in salute, ora tra i piaceri, ora tra gli affanni. Abbiamo parte alle stagioni solari e ai frutti della terra. Moriamo e la nostra carne imputridisce: questa è la sorte delle bestie, che, per quanto ignobili, sono senza colpa. Cosa dunque ho più di loro? Niente se non Dio: se non fossi tuo, o mio Cristo, quale ingiustizia! (San Gregorio Nazianzeno)
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi