Immaginiamo che l’ora di Gesù stia per compiersi. L’umanità del Figlio di Dio è vera e all’approssimarsi della prova c’è un naturale ed autentico manifestarsi dei sentimenti legati ad un momento tanto drammatico.
Calarci nella situazione è indubbiamente difficile, ma proprio l’essere umani che ci accomuna può renderci evidenti alcune emozioni che tutti noi ci siamo trovati almeno una volta a vivere nella nostra vita: la tensione, lo sgomento, il timore dell’ignoto, la paura della morte.
Da questo punto di vista questo episodio, così come la scena della preghiera nel giardino del Getsemani, può forse aiutarci a provare con più chiarezza lo stato d’animo in cui il Figlio di Dio si trova a vivere il proprio presente.
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Cerchiamo anche di pensare, in questa circostanza, cosa voglia dire avere al proprio fianco in un momento tanto delicato e faticoso persone che dovrebbero essere pronte e che invece sbagliano ancora grossolanamente il modo di essere vicine, le considerazioni da farsi.
Sarà stata ancor più dura per Gesù prendere atto di una immaturità, una scarsa percezione di quel che da lì a poco si verificherà da parte dei discepoli. E anche laddove sembra esserci maggiore consapevolezza del passaggio che sta per compiersi, la considerazione non viene rivolta alla sofferenza di Cristo, ma a quanto tramite essa possa esserne tratto.
Com’è amara la riflessione sul posto da prendere, quando la tristezza di Gesù sembra non essere considerata a pieno. Eppure, Egli non smette, con pazienza, anche di fronte a tutto questo e ad un passo dalla morte, di illustrare cosa intendesse, cosa abbia voluto manifestare tramite la propria esistenza; è nella piccolezza che si manifesta la grandezza, nell’essere ultimi la gloria eterna.
Quanto Egli doveva dirci ce l’hai già detto: chi vuole essere primo, si metta al servizio degli altri. Chi vuole essere il più grande degli uomini ami di un amore capace di donare la vita. Non c’è altro modo di farsi quelli a Lui più vicini, più intimi, che donarsi come Egli ha fatto.
Per riflettere
Siamo testimoni nella fede o discepoli desiderosi di trovare un posto come prediletti? Non esistono preferenze agli occhi di Dio. Se davvero vogliamo essere i più vicini a Gesù, tutto ciò che c’è da fare è rendere i nostri giorni un’opera di servizio, un dono senza riserve. Allora saremo i primi ai suoi occhi, ma sempre in coda agli ultimi, amati esattamente come gli altri.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi