Oggi la Liturgia ci fa festeggiare i Santi Apostoli Pietro e Paolo. Umanamente erano persone con caratteri molto diversi tra di loro e qualche volta per questo si sono create anche delle tensioni. La Parola di Dio ci racconta anche queste cose per togliere da noi quella finta credenza che i santi sono tutti sorrisi e abbracci, quando invece sono uomini come noi che hanno lottato anche con se stessi per cercare di amare nel migliore dei modi, nonostante i loro caratteri non sempre impeccabili. Il vangelo che oggi leggiamo ci dice qual è il passaggio che segna il cambiamento vero nella nostra vita. Gesù sta interrogando i discepoli su ciò che pensa la gente su di Lui.
Non è un sondaggio, è una strategia. Vuole portare i suoi discepoli a un rapporto personale con Lui senza passare attraverso i “sentito dire” degli altri. Perché anche senza accorgercene tutti rischiamo di essere più discepoli di quello che dice la gente che di quello che vogliamo davvero noi. Qui il problema non è solo dire chi è Cristo, ma è dire chi è Cristo per me. E per rispondere a questa domanda ciascuno deve guardare il proprio cuore e non i vicini di casa. Troppe scelte nella vita le facciamo lasciandoci condizionare dal chiacchiericcio degli altri, quando invece dobbiamo imparare a farle ascoltando noi stessi. È lì che Dio parla: “Né la carne, né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. La cosa straordinaria però dei santi sta nel fatto che se la domanda è la medesima, la risposta invece è personale.
Cioè ognuno risponde a questa domanda di Cristo mettendo in gioco se stesso, trovando in se stesso l’alfabeto per dire la medesima cosa di Pietro. È così che si spiega il fatto che nella Chiesa e nella storia non c’è un unico modo di essere santi. È per questo che le modalità diverse di rispondere creano ricchezza, arricchimento e non monotonia e uniformità. Ecco perché festeggiamo Pietro e Paolo insieme, perché la loro diversità dice però la medesima risposta. Tanti alfabeti per dire: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. (Don Luigi Maria Epicoco)
Per riflettere
Tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste. (Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate, 10).
Preghiera finale
Signore, insegnami la strada, l’attenzione alle piccole cose,
al passo di chi cammina con me per non fare più lungo il mio,
alla parola ascoltata, perché il dono non cada nel vuoto,
agli occhi di chi mi sta vicino per indovinare
la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi,
per cercare insieme la gioia.
Signore, insegnami la strada,
la strada su cui si cammina insieme,
nella semplicità di essere quello che si è,
nella gioia di aver ricevuto tutto da Te nel Tuo amore.
Signore, insegnami la strada, Tu che sei la strada e la gioia. Amen.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Elisa e Marco Castrucci
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi