Riprendendo la lettura continuata di Marco, ci troviamo davanti ad un altro uomo posseduto da uno spirito impuro, anzi da molti spiriti. Questa volta la sua situazione è molto più difficile. Mentre l’uomo del primo capitolo lo abbiamo troviamo nella sinagoga di Cafarnao, con gli altri, questo uomo vive tra i sepolcri, costretto a vagare notte e giorno, gridando e percuotendosi con pietre.
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Nessuno può contenerlo e avvicinarlo. Vive fuori da ogni contesto sociale, in un luogo impuro per la mentalità ebraica, un luogo di non vita, di morte. Così come aveva descritto Isaia coloro che, lontani da Dio, erano idolatri: «Abitano nei sepolcri, passano la notte in nascondigli, mangiano carne suina e cibi impuri… bruciano incenso sui morti e sui colli insultano il Signore». (65, 4.7). Per di più la regione stessa, quella della Decapoli, è terra prevalentemente pagana, pertanto anch’essa impura.
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Spazi, tuttavia, dove Gesù non teme di arrivare; ci ricorda il testo che sceso dalla barca, dai sepolcri gli venne incontro un uomo… Gesù non si tiene lontano né dall’impurità del luogo, né tanto meno da quella dell’uomo. Gesù è venuto per liberare, per donare un lieto annuncio a tutti, per mostrare che il Regno di Dio è davvero presente.
I porci presenti, anch’essi animali impuri, entro i quali sembrano entrare questi spiriti impuri, precipitano in mare. Non a caso. Proprio il mare è, infatti, nella tradizione biblica il luogo dove l’ordine creatore di Dio non ha posto fine al caos. È visto come un abisso pieno di mostri e di male.
Ebbene in tutto questo contesto di impurità e di male, c’è un uomo. A lui guarda Gesù. Se i mandriani guardano al guadagno perduto, se la gente ha paura, se il luogo è impuro… il Maestro vede e guarda l’uomo. Il male ancora una volta è vinto e l’uomo tormentato è restituito alla sua piena dignità, anzi diventa un discepolo, che ascolta la parola e che vorrebbe seguire il Signore: «videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente». Un segno, in quella terra, che niente è impuro, che niente è perduto, che nessuno è abbandonato.
Per riflettere
Sappiamo vedere, nelle complesse vicende del nostro tempo, il volto dell’uomo, il volto di ogni uomo, il volto dei fratelli anche quando sono sfigurati?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi