Il capitolo 21 di Luca, che leggiamo in questa ultima settimana dell’anno liturgico, arriva qui al culmine della sua tensione: guerre, uccisioni di massa, calamità. Persino l’ordine naturale e cosmico vengono sconvolti. Il finale, invece, è del tutto anticlimatico: “Tranquilli, non sta succedendo niente; anzi, è proprio ora che arriva la nostra liberazione”.
È il momento in cui l’uomo che ha costruito la propria solida casa sulla roccia, che pure durante la tempesta si è chiesto se i suoi conti fossero giusti e la casa sarebbe riuscita a contenere la furia del vento, capisce che il temporale ha raggiunto il suo punto di massima intensità, le fondamenta e le pareti hanno tenuto, e ora basta aspettare che spiova e che i tuoni si perdano in lontananza.
Chi arriva a questo punto? Certamente non chi guardava le “belle pietre” del tempio e pensava di potersi fare forte di una gloria molto luccicante, ma vana ed effimera di fronte ai movimenti della storia. Certamente neanche chi andava dietro ai vari predicatori di angoscia, finendo per convincersi che contro il male del mondo non c’è niente da fare. Queste sono tutte case costruite sulla sabbia.
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Chi arriva a questo punto è chi ha aspettato il Figlio dell’uomo e lo vede finalmente arrivare “con grande potenza e gloria”. È chi ha sempre confidato in lui, nella sua benevolenza, nel fatto che sarebbe tornato e che avrebbe alla fine trionfato sui turbinii che avvolgono la nostra vita.
Per riflettere
Mi piacciono queste parole: “Risollevatevi e alzate il capo”. Sono molto consolanti, perché accolgono il fatto che in questa storia in cui siamo immersi possa succedere di chinare il capo, di non essere in grado di ostentare certezza in ogni momento, di avere dubbi, di addormentarci. La fede in Gesù non è un talismano che libera dalla fatica e dal sonno, ma permette di vedere al di là di essi, permette di avere una ragione per lottare contro di essi.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi