Il funzionario del re certamente era una persona molto in vista, abituata ad essere riverita e obbedita da tutti. Tuttavia c’è un momento nella vita di questa persona in cui egli si rende conto di non potere tutto, capisce che ci sono situazioni ed eventi che neppure lui col suo potere può controllare. Ecco quindi che la malattia del figlio, l’angoscia di perderlo, la frustrazione di essere impotente lo portano a sperare in colui che tutto può.
Si tratta di un’esperienza che tutti abbiamo fatto: il momento del dolore, della debolezza dell’impotenza può essere il momento della nostra conversione. Il momento in cui ci rendiamo conto di non essere Dio, il momento in cui tocchiamo con mano il nostro limite e capiamo che Dio è necessario, sono momenti dolorosi ma preziosissimi, perché le difficoltà possono diventare una chiamata alla fede, alla conversione.
Sappiamo che il funzionario, ricostruendo il momento in cui il Signore è entrato nella sua vita (“un’ora dopo mezzogiorno”), riconosce l’intervento di Dio nella sua vita, e riesce ad associare il bene ricevuto all’azione di Dio. Questo è un passaggio fondamentale per ciascuno di noi: il saper riconoscere che Dio opera nella nostra vita. Di fronte alle difficoltà e alla sofferenza possiamo lamentarci e imprecare, oppure possiamo riconoscere che in esse Dio opera per la nostra conversione e accettarle con la certezza che, se riusciremo a viverle con fede, da esse nascerà una vita nuova.
Per riflettere
O Signore! Come sono sproporzionati i nostri desideri alle vostre meraviglie! In che miseria finiremmo noi col rimanere se proporzionaste i Vostri doni alle nostre domande. (Santa Teresa d’Avila)
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi