La misura di Dio è una misura illogica, sproporzionata, sconfinata. Non c’è rinuncia o scelta che nelle mani del Signore non sia moltiplicata, resa cento volte feconda.
La pagina del Nuovo Testamento che leggiamo sembra parlare del modo differente con cui ragiona l’essere umano e che il Signore stravolge, rinnova. Laddove Pietro considera le cose nei termini concreti, infatti, di un uomo che vive, abita e si adegua al mondo, Gesù risponde con una logica nuova, insensata per la maniera comune, dei più.
Come gli apostoli, noi ancora oggi siamo abituati a trovarci in contesti che fanno dello scambio, del contraccambio, mentalità comune. A qualcosa, dunque, che io posso apportare consegue qualcosa che mi è riconosciuto come dovuto e possibilmente proporzionato; allo stesso modo, la scelta di privarsi di qualcosa è in virtù di un beneficio successivo e adeguato al mio sforzo.
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Gli apostoli si preoccupano di rendere evidente che la rinuncia a cui hanno scelto di aderire sembra incredibilmente grande e radicale, uno strappo alla loro storia e forse ai loro desideri. La risposta di Gesù mostra in quale maniera il Signore consideri e veda le cose; lascia scorgere una infinità in cui la misura stessa si perde.
L’amore con cui il Padre, infatti, accoglie una scelta tanto importante è quella di darle possibilità di fruttificare in infinite maniere ulteriori. La rinuncia a cui i discepoli dicono sì, è l’inizio di una storia così fuori scala nei suoi effetti e nel bene che produce che qualsiasi possibilità di tener conto dei suoi frutti sembra impossibile, tanto questi sono numerosi e vasti.
Non è forse la stessa illogica maniera con cui si realizza l’Incarnazione e il sacrificio di Cristo? Dalla morte di quel Giusto, ne deriva una storia di salvezza per l’umanità intera.
Per riflettere
Di cosa faccio dono? Nella relazione con il Signore tengo conto della misura o mi accorgo del moltiplicarsi del bene? Di fronte a brani come questi, si può riflettere su quanto ogni “ramo potato” della nostra vita abbia portato a frutti corrispondenti, alla maniera con cui un dono disinteressato abbia potuto generare senza alcun programma una grande abbondanza.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi