Gesù non si accontenta di scendere in pianura dal monte, ma al discorso della montagna aggiunge opere e gesti miracolosi. Impariamo da Gesù a non lasciare che le parole non siano accompagnate dai gesti: solo chi ascolta le sue parole e come Lui le mette in pratica costruisce sulla solida roccia.
Ai tempi di Gesù nella società ebraica i lebbrosi erano ridotti all’isolamento sociale, costretti a gridare “Impuro! Impuro!” per segnalare la loro presenza al prossimo (Lv 13, 45). Il lebbroso di questo brano va contro la legge, non segnala la sua presenza ma va verso Gesù implorando la guarigione. Ugualmente fa Gesù e si avvicina al malato, toccandolo. Il lebbroso è per Gesù un uomo come gli altri, che come e più degli altri ha bisogno soprattutto di compassione umana.
Oltre a sfidare la legge, il lebbroso sfida la vergogna di mostrare la sua debolezza e chiede la guarigione. Spesso è proprio questo che ci costa di più: aprire la nostra anima a chi ci può aiutare. Abbiamo paura che il rifiuto o l’incomprensione allarghino le nostre ferite.
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Da parte nostra, come il lebbroso, impariamo ad avvicinarci a Dio con fiducia, dicendo “Signore, se vuoi puoi purificarmi”, aspettando con gioia le parole di Gesù: “Lo voglio, sii purificato!”
Per riflettere
Come possiamo permettere che la “cultura dello scarto”—in cui milioni di uomini e donne non valgono nulla rispetto al profitto economico—domini le nostre vite, le nostre città, il nostro modo di vivere? Per favore, smettiamo di rendere invisibili coloro che sono ai margini della società […] Concentriamoci sull’accoglienza. La cultura dell’accoglienza, dell’ospitalità, del dare un tetto, del dare un riparo, del dare amore, del dare calore umano. (Papa Francesco)
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi