Oggi riprendiamo il discorso di Gesù di qualche giorno fa sui Farisei e i Grandi Sacerdoti che hanno sulle labbra ciò che non abita nel loro cuore (Mt 23, 1–12, lettura del 26 agosto). Il Signore ci fa fare un passo avanti. La falsità dei Farisei non consiste solo nella loro convinzione di sé stessi, che li porta persino a diventare ciechi e guide di ciechi (Mt 15, 1–2.10–14, lettura dell’8 agosto), ma risiede anche nella loro incapacità di distinguere l’oro del tempio dal tempio stesso, l’offerta sull’altare dall’altare stesso.
Il Tempio e l’Altare rappresentano il Signore, mentre l’oro e l’offerta rappresentano la nostra fede cieca. Il cuore dei Farisei si ferma su quest’ultimi, il vero uomo di fede si sofferma sui primi. Solo coloro che giurano sul Tempio e giurano sull’Altare avranno la capacità di giurare anche sul cielo, perché il cielo è il trono del Regno e il suo giuramento è supremo.
Il Signore ci ammonisce quindi di giurare sulla cosa giusta, proprio come Dio decise di dimostrare che il suo proposito di salvezza nei nostri confronti è immutabile esprimendolo proprio con un giuramento (Eb 6, 17). È un giuramento immutabile per Dio ed immutabile anche per noi.
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Questo giuramento sull’Altare e sul Tempio è la nostra quotidiana preghiera e il nostro incessante esempio quotidiano di cristiani, così che promettiamo fedeltà non agli ornamenti esteriori, ma al cuore stesso dell’Altare e del Tempio, perché è solo lì che troviamo Dio, colui che ha promesso la nostra salvezza.
Per riflettere
Siamo pronti a vivere una vita di esempio per dimostrare a tutti il nostro sincero attaccamento al Tempio? Siamo sicuri di guardare all’Altare e non agli orpelli sopra posti nella nostra preghiera? Su chi siamo pronti a scommettere?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi