Tante volte Gesù ha parlato nel Vangelo di essere sempre pronti. In Mt 24, 42–51 ci sono due esempi uno dopo l’altro: il primo riguarda il padrone di casa che deve vegliare per non essere sopreso dal ladro; il secondo riguarda il servo, che deve rimanere fedele per non essere sopreso dal padrone. Non importa se sei servo o padrone, devi rimanere sul pezzo comunque. Ma in che modo bisogna rimanere attenti?
Oggi Gesù ci parla curiosamente di “non preparare la nostra difesa”. Ma come, prima ci chiede di essere sempre pronti, e ora invece non ci dobbiamo preparare? Il malinteso risiede probabilmente nel per che cosa ci si prepara. Nella situazione di conflitto che Gesù ci paventa a noi sembra naturale che ciò da cui dobbiamo progetterci sono gli altri uomini; persino gli amici e parenti più prossimi possono diventare avversari. Ma no, non è questo ciò che ci deve veramente fare paura: “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto”.
Ricordiamoci invece delle cinque vergini sagge e delle loro compagne stolte: loro ci mostrano veramente cosa significa essere pronti e preparati oppure no. È da noi stessi e dalla nostra poca fede che ci dobbiamo preparare. Il nostro peggiore nemico siamo noi stessi, non gli altri, se ci addormentiamo o ci abbandoniamo alle tentazioni di cui parlavamo ieri.
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Questa è la “perseveranza” di cui parla Gesù: attrezzarci per una lotta in cui i colpi più insidiosi non arrivano come pugni che fanno male, ma come un sonno rassicurante che un po’ alla volta ci sottrae la coscienza di ciò che conta veramente.
Per riflettere
Anche le vergini sagge si addormentano. È inevitabile, nessun essere umano è immune dalla tentazione. Però ci si può preparare, in modo che al risveglio si possa ritrovare subito una luce.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi