Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 27 Novembre 2020

Medita

Nel brano odierno Gesù conclude il suo discorso apocalittico mostrandoci la via da percorrere nell’attesa del giorno della sua venuta: vivere l’attesa con vigilanza, con attenzione, osservando la realtà nella quale si è immersi e abitare concretamente la vita del nostro tempo.

Come riconosciamo nella natura i segni delle stagioni che vengono, leggendo con l’attenzione amorevole del contadino ogni cambiamento delle piante, lo spuntare delle gemme sui rami, così dobbiamo imparare a leggere in profondità gli eventi del nostro tempo e la realtà dei nostri luoghi per comprendere dove Dio si rivela e come si avvicina il Regno dei cieli nella nostra vita, nella nostra storia, come ci opponiamo alla sua venuta e quindi come possiamo rialzare la testa per camminare incontro a lui.

“Amen, io vi dico” è come un sigillo di autenticità che Gesù utilizza sulle parole che ha appena pronunciato, così che non ci siano dubbi sulla sua promessa. La venuta di Cristo si realizza nella nostra vita, in questa generazione. E come la sua venuta si è rivelata sulla croce prima che passasse la generazione degli apostoli, così la sua venuta nella nostra vita si rivela già adesso.

Come possiamo dunque attendere questa venuta? Con la veglia e con la preghiera, con l’ascolto della sua Parola nella natura, nei fratelli, nelle Scritture, perché se tutte le cose caduche passeranno, la sua Parola non passerà.

Preghiera finale

Oggi ho incontrato una schiera di primule che chiacchieravano all’aria aperta
e facevano delle loro chiacchiere una preghiera che saliva dritta al cielo.
Il loro cuore era aperto alle piogge, alla siccità e persino allo sradicamento.
Non scegliere tra ciò che viene, era il loro modo impeccabile di essere sante.
Mi rigiravo nei miei pensieri quando mi sono comparse ai lati della strada,
offrendo alla luce la culla colorata dei petali.
Il vento ne faceva vibrare le forme,
stampando su uno sfondo d’erba un testo degno di lode.
Tutti quelli che incontro mi fano pena.
Vedo un’ombra—un dispiacere, un’assenza, una mancanza—
che attraversa i loro occhi anche quando ridono,
come una piccola lucertola che si infila fra due pietre, timorosa di essere intravista.
Ed io sono simile a loro. Il mio cuore batte nel buio.
La vita si rattrista perché può attenderci solo di rado.
Con noi è come una madre disposta a donare il proprio cuore per sfamare i suoi figli
e i suoi figli non vogliono assaggiare quest’alimento sublime e nemmeno sentirne parlare.
Lo splendore delle primule, per giungere sino a me,
aveva dovuto squarciare la notte che mi circonda il cuore.
(Christian Bobin)


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Cristina Martinelli, Chiara Martinelli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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