Questo brano è molto drammatico, è un brano splendido, unico, si trova solo in Matteo e ci offre la sintesi di tutta la sua teologia. Il giudizio di Dio sulla storia, il giudizio di Dio futuro, dipende da quello che faccio ora verso il più piccolo dei fratelli. Il centro del brano non è: “Venite, benedetti del Padre mio” o “Via, lontano da me, maledetti”.
Il centro del brano è: “Quando mai ti abbiamo visto?” E Gesù spiega: “Ogni volta che l’avete fatto ad uno di questi più piccoli, l’avete fatto a me”. Quindi il brano è un richiamo perché noi oggi riconosciamo nel più piccolo fra tutti il Signore, e questo è il centro della fede cristiana e dell’azione, della prassi del cristiano. Nel prossimo capitolo Gesù sarà affamato, assetato in croce, nudo, legato, ultimo di tutti.
Si è fatto così per noi e nella storia si identifica sempre con l’ultimo, con quelli che sopportano il male del mondo. E allora noi troveremo sempre il Cristo, il Nostro Signore, il nostro Re, nell’ultimo degli uomini e ciò che facciamo all’ultimo è fatto a Lui. Tra l’altro oggi riusciamo a capire che, se noi vogliamo salvare l’uomo, basta avere attenzione verso l’ultimo: allora è salvata davvero l’umanità dell’uomo, vuol dire cambiare logica, vuol dire uscire dalla logica che crea gli ultimi—alla fine siamo tutti ultimi—uscire dalla logica della violenza ed entrare nella logica dell’accoglienza.
Vuol dire cambiare vita, fare una vita invece che destinata alla morte, alla prepotenza, all’ingiustizia, una vita destinata alla vita, all’amore, alla giustizia. E allora Gesù ci scopre il giudizio futuro per dirci come agire con giudizio ora. (dal commento al Vangelo di Matteo, di padre Silvano Fausti e padre Filippo Clerici)
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi