La liturgia ripropone in questo mese la parabola delle dieci vergini. Oggi il brano del Vangelo è accostato al passo della lettera ai Tessalonicesi in cui l’apostolo Paolo esplicita quale sia la volontà di Dio sull’uomo, cioè la sua “santificazione”. Tale condizione, che non è mai statica ma il frutto sempre nuovo di un processo in divenire, viene vissuta ogni volta che ci si astiene dalle impurità, si tratta il proprio corpo con santità e rispetto, astenendosi da ogni forma di offesa e inganno verso se stessi e verso i fratelli (cfr. 1Ts 4, 3–6). Conclude l’Apostolo: “Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso che vi dona il suo Santo Spirito” (1Ts 4, 8). Le “cose disprezzate” sono tutti gli insegnamenti che ci vengono dal Signore Gesù attraverso il dono della sua Parola e del suo Santo Spirito. Questo è il dono che le cinque vergini sagge hanno saputo custodire gelosamente, cioè l’origine della nostra stessa fede. Non si può dimenticare chi si ama profondamente! Allo stesso modo, ognuno di noi è chiamato a custodire il dono ricevuto per vivere pienamente e intensamente l’attesa del ritorno dell’amato, Gesù.
Ascolto attentamente la Parola di Dio perché essa possa portare frutto al momento opportuno?
Prego lo Spirito Santo perché mi doni il discernimento e mi aiuti a leggere gli eventi della mia vita in un’ottica di fede?
Preghiera finale
Vieni, o Spirito Santo, dentro di me,
nel mio cuore e nella mia intelligenza.
Accordami il tuo ardore, perché anche quest’oggi,
esortato dalla tua Parola, ti cerchi
nei fatti e persone che ho incontrato.
Accordami la tua sapienza,
perché io sappia rivivere e giudicare,
alla luce della tua Parola,
quello che oggi ho vissuto.
(San Tommaso d’Aquino)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi