Anche in questo brano del Vangelo di Marco, Gesù ribalta la nostra prospettiva. Giovanni viene a comunicare, immagino con un certo orgoglio, di aver vietato a qualcuno che non apparteneva al gruppo di chi seguiva Gesù di scacciare i demoni. Ma Gesù non approva il divieto, perché non è l’appartenenza ad uno specifico gruppo a renderti cristiano: se non ci fosse stata una fede autentica e profonda, non avrebbe potuto operare nessun miracolo nel nome di Gesù.
Come dice san Paolo nella lettera agli Efesini “la diversità è ricchezza, è multiforme grazia dello Spirito” (3, 10): è un richiamo forte a una Chiesa aperta e “policroma”. Tutti noi sperimentiamo la bellezza di condividere la nostra fede all’interno della Chiesa, in un gruppo di riferimento, e magari guardiamo con un minimo di diffidenza chi sta al di fuori. Ecco che Gesù ci rimanda all’essenziale, al cuore del suo messaggio: siamo tutti chiamati a seguire il Vangelo e la Parola di Gesù, ricordandoci che niente e nessuno può impedirci di vivere il Vangelo, se non noi stessi.
Preghiera finale
Tu, Dio, che conosci il nome mio,
fa’ che ascoltando la tua voce
io ricordi dove porta la mia strada
nella vita all’incontro con te.
(canto liturgico)
AUTORE: Michela e Paolo Buti, Cristina e Emanuele Cattin
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi