La Parola di oggi richiama quella di domenica scorsa. La pericope di Giovanni, anche questo un testo molto lungo, è conosciuto, giustamente, per molte ragioni. Tra queste, mette in rilievo la frequentazione di Gesù con una cerchia di amici non necessariamente discepoli. Ma non per questo meno credenti! Anzi.
Il Figlio di Dio che si fa carne umana è il Dio-con-noi, l’Emmanuele che vive veramente in tutto, tranne che nel peccato, la condizione delle creature del Padre. La sua vicinanza con Lazzero lo porterà a piangerne la morte. Una realtà da tutti conosciuta e vissuta anche dal Nazareno. Nella cerchia familiare di Lazzaro sono presenti anche due sorelle: il Galileo aveva tessuto una relazione anche con una famiglia, il cui legame emerge anche in altri passi dei Vangeli.
Nel brano che stiamo meditando nella sua forma breve, leggiamo di Maria seduta in casa. Ma è una figura certo non secondaria. Come lo è Marta che, oltre ad essere loquace, ci consegna una matura professione di fede. Lo riconosce come Cristo, come il messia tanto atteso dai Giudei, lo accetta come il Figlio di Dio capace di operare qualunque segno. Non rimprovera l’assenza di Gesù nei giorni che precedettero la morte di Lazzaro: sta proclamando l’onnipotenza del Salvatore. Non ha chiesto ragioni del suo tergiversare per ben due giorni. Accetta e ama.
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Diversamente da Marta, altri, richiamando il gesto compiuto nei confronti del cieco nato, lontani dalla fede richiesta, sono fermi al mancato segno che avrebbe salvato Lazzaro. Perché ha non beneficiato della sua amicizia? Perché non è intervenuto? Potremmo attualizzare: perché non manifesta le sue opere a tutti noi?
Marta ha una fede forte; gli altri mettono in dubbio l’azione del Maestro. Marta crede nella resurrezione; gli altri vorrebbero rivedere in vita Lazzaro. Marta sa che il fratello una volta risorto raggiungerà il Regno e vivrà la vita eterna; gli altri vorrebbero rivederlo vivo, dimenticando che poi dovrà comunque morire ancora. Ma “molti credettero in lui”.
Per riflettere
La fede di Marta è tale da riconoscere il valore del segno compiuto dal suo amico Gesù. L’opera compiuta dal Salvatore è un prezioso insegnamento del Maestro che tocca il profondo di tutti noi: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”. Il Risorto pone a Marta una domanda che è rivolta a tutti noi: crediamo a questo?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi