Il brano di oggi presenta due scene distinte, collegate ma distinte. Nella prima ecco Gesù esprimersi con la maggior chiarezza possibile riguardo gli eventi che incombono, dalla cattura fino alla vittoria finale sulla morte. Veramente esplicito qui il Signore se è vero che i discepoli vengono descritti, letteralmente, come “sgomenti”. Se la profezia dovette sembrare spaventosa, proprio il suo epilogo trionfale deve però aver suscitato parecchio interesse in Giacomo e in suo fratello Giovanni, che avanzano la loro ben nota e ambiziosa richiesta.
Non ci fanno davvero una bella figura i figli di Zebedeo. E questo è niente se lo confrontiamo con la narrazione di Matteo, in cui è addirittura “mammina” che si fa a avanti per raccomandare i propri figli. Vergogna che si aggiunge a vergogna, e che naturalmente provoca, in entrambi i racconti, la reazione sdegnata dei presenti.
Stupisce sempre rendersi conto dei limiti, quando non delle vere e proprio miserie, dei discepoli. Il Vangelo ci costringe più volte a farlo, con concreto realismo e sapiente pedagogia. Ma come sempre ciò che ci deve importare di più sono gli insegnamenti che Gesù sa trarre proprio dalla contrapposizione fra il limite umano e la grandezza divina, fra le nostre e le sue vie. Gesù oggi non alza la voce, non sgrida i discepoli che volevano il posto migliore, chissà?, forse soffiandolo a compagni pure loro interessati. Egli coglie invece l’occasione per ricordare a tutti, per chiarire ancora una volta, che lo stile del Regno è il servizio e che proprio nel servizio risiede la vera grandezza. E, ancora, che è opportuno, per chi vuol far parte di questo Regno particolarissimo, tenersi lontani dall’eccessiva considerazione («essere considerati i governanti delle nazioni»), perché si finirebbe col correre il rischio di diventare oppressori.
La tensione è forte. Le nostre debolezze, le vanità umane ci spingono a cercare i primi posti, ad essere stimati, a essere considerati grandi, o quantomeno “rispettabili”. Ma c’è una sola grandezza, ed è quella che Giacomo e Giovanni alla fine hanno davvero raggiunto.
Per riflettere
«Non metterti al primo posto, va’ all’ultimo» (cfr. Lc 14, 8.10); «Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili» (Rm 10, 16); e si potrebbe continuare. Anche da una prospettiva tutta umana, la Parola di Dio ci aiuta a vivere più sereni, meno in competizione e meno esposti a “brutte figure”, perché «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14, 11). Ma ovviamente, per chi crede, c’è di più. L’unica ambizione che conta è quella di entrarci, nel Regno, anche ai tempi supplementari.
Preghiera finale
Fammi la grazia, Gesù mio,
perché non abbia da amarti per timore,
ma per amore.
(San Filippo Neri)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi