Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Febbraio 2022

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La lettura di ieri ci ha consegnato un duro messaggio di Gesù rivolto ai suoi avversari più determinati a screditarne la figura.
Il brano di oggi non vede presente la folla o una moltitudine di persone. Al Maestro sono presentati invece dei bambini. E alla loro presenza, i discepoli reagiscono in un modo strano, perché non li accolgono come parrebbe naturale, né mostrano nei loro confronti quella tenerezza che difficilmente si nega loro. Anzi “li rimproverano” (i bambini? chi li aveva accompagnati?).

Conosciamo altri brani biblici dove il desiderio di toccare il Nazareno fosse un gesto sufficiente per ricevere attenzioni e anche sperare in guarigioni. Anche questo era conosciuto dalla cerchia di amici che seguivano il Galileo.

La reazione dei discepoli non corrisponde allo stile di vita che l’Emmanuele vorrebbe caratterizzasse chi si pone alla sua sequela. In quella stagione storica e in quella terra dove il Signore ha vissuto, i bambini erano spesso a fianco di poveri e di peccatori. A volte, chiamati “piccoli”, sono presenti nel Vangelo come malati o indemoniati.

A loro Gesù si rivolge con affetto. A loro guarda per indicare ai suoi amici il cammino di conversione che devono percorrere se intendono raggiungere la stessa meta. Agli adulti è richiesto di abbandonare certezze e consuetudini; smettere di fare calcoli e pensare solo a sé stessi. Guardare ai bambini non significa tornare alla fanciullezza ma vivere la quotidianità affidandosi completamente a qualcuno. I bambini lo fanno con i loro familiari. Ai discepoli e a tutti noi viene richiesto di credere nel Dio misericordioso che non ci lascia soli. È il nostro Padre. Prima l’Emmanuele, poi lo Spirito Santo sono la luce che illumina e il sale che dà sapore alla nostra chiamata.

Nella loro ingenuità e inconsapevolezza, ma totalmente portatori di fede nel Signore, proprio loro grideranno “Osanna” all’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Per riflettere

I bambini non fanno calcoli, non programmano. Sono un gregge che si lascia guidare. Si lasciano andare con quella facilità che noi adulti abbiamo abbandonato da tempo. Tornare bambini è fidarsi di Chi ci vuole bene, di Chi è misericordioso e di Chi ci ama fino a morire. Chiedendoci di vivere il suo insegnamento di restituire agli altri il dono ricevuto.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi