Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Dicembre 2020

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Medita

La nascita del Signore è subito seguita da una meditazione amara. Così come il bimbo in fasce sarà onorato dai Magi mediante il dono della mirra, presagio dell’esito già annunciato, così anche l’episodio della natività è accostato alla durezza del Vangelo di oggi. Questa sfumatura dolorosa che contrasta con la gioia del momento, tuttavia, non viene a “guastare la festa”, ma a riempirla di significato. Non vi sarebbe infatti motivo di festa se questo bambino non fosse giunto a salvare; la salvezza non avrebbe compimento se un innocente non fosse disposto a morire per prendere su di sé i peccati del mondo intero.

Vediamo dunque come quella del Natale non si ponga come fiaba edificante, ma come stralcio della storia dell’umanità, caratterizzata dunque da ciò che rende l’esistenza ostica e dura, reale, pur nella sua bellezza. Il Signore non assume la forma umana per “risparmiarsi”, ma per attraversare tutto ciò che caratterizza l’umano fino in fondo, e la mortalità ne rappresenta la condizione fondamentale. Per sconfiggere la morte, il Cristo passa attraverso questa. Per liberare dalla Croce, deve esservi prima inchiodato. Non temiamo dunque la storia della salvezza, ma onoriamola nella preghiera. Chiediamo umilmente di poter accogliere il mistero. Cerchiamo, allo stesso modo, di vivere le nostre vite non risparmiandoci dalle situazioni di dolore o divisione, ma passiamoci attraverso, affrontiamole, per vivere più autenticamente l’esperienza della fede.

Per riflettere

Pensiamo a tutto ciò che rende dura la nostra vita e offriamo al Signore il nostro dolore e i nostri sforzi; preghiamo chiedendo di trovare pace e letizia. Lasciamoci ispirare dalla tenacia che Cristo ha avuto nei momenti di difficoltà e dalla profondità delle sue parole. Ragioniamo nella prospettiva dell’Amore che salva e non della morte che uccide.

Preghiera finale

Signore Gesù, tu sei con noi,
vivo e vero, nell’Eucaristia.
Signore, accresci la nostra fede.
Signore, donaci una fede che ama.
Tu che ci vedi, tu che ci ascolti,
tu che ci parli:
illumina la nostra mente
perché crediamo di più;
riscalda il nostro cuore
perché ti amiamo di più!
La tua presenza, mirabile e sublime
ci attragga, ci afferri, ci conquisti.
Signore, donaci una fede più grande.
Signore, donaci una fede più viva.
(Giovanni Paolo II)


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi