Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Agosto 2023

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In questo brano, Gesù non si scaglia contro tutti i farisei, tutti i sacerdoti, tutti i maestri del tempo, ma contro coloro che dominavano e lo avrebbero perseguitato perché rappresentava un’autorità diversa dalla loro. Dunque, questi rimproveri non vanno applicati generalizzando, ma vanno a noi che ci riteniamo “uomini e donne di Dio”, secondo il linguaggio corrente.

I farisei e i sacerdoti del tempo erano persone divise interiormente: con le labbra dicevano una cosa ma con il cuore ne pensavano altre. Il popolo di Israele invece aveva ripudiato gli idoli e scelto il Signore: “Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo” (Es 24, 7), ovvero “lo comprenderemo nella misura in cui lo metteremo in pratica”.

Parafrasando un famoso proverbio potremmo dire che tra il dire e il fare conta di più il fare. Gli antichi israeliti decidono di seguire il Signore perché decidono di fare, ascoltandolo. Tale promessa valeva sia per i capi sia per il popolo. Senza alcuna distinzione. Ma i Farisei e i Grandi Sacerdoti preferivano sentire la parola del Signore per predicarla senza invece ascoltarla, senza fare l’esperienza della faticosa realizzazione della volontà di Dio attraverso un intelligente discernimento e un’azione piena di carità.

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Nella realtà anche a noi, “uomini e donne di Dio”, succede di preferire l’insegnamento, il dire senza poi agire conseguentemente. Capita e molto più sovente di quanto possiamo immaginare. Allora? Siamo tutti Farisei perduti? No, noi possiamo confessare ai fratelli e alle sorelle, senza pretendere di essere esemplari, che spesso non siamo coerenti nel nostro comportamento reale e quotidiano: siamo peccatori! I Farisei non si sentono peccatori, anzi pretendono i posti d’onore nei banchetti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze e di essere chiamati Rabbì. Non si sentono peccatori.

Questa è la differenza tra i veri uomini e donne di Dio e i Farisei accusati dal Signore. L’“ipocrisia” è la condanna che ci separa dal cammino della salvezza, perché di fatto favorisce una cecità su se stessi, fino a credere di vedere e addirittura a giudicare gli altri come ciechi.

Per riflettere

Qual’è l’ultima volta che sono stato Fariseo? Mi sono scusato e chiesto perdono di questo comportamento al Signore e ai Fratelli?

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi