Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Agosto 2020

Medita

La forte invettiva di Gesù contro gli scribi e i farisei si collega direttamente con il brano di Matteo meditato ieri. Anche in questa pericope, il Maestro si rivolge loro per ben due volte, come ieri, con le parole “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti”.
Seguono immediatamente le ragioni del rimprovero: una accusa di ipocrisia articolata prima con immagini tratte dalla quotidianità ma sempre nell’ambito della morte (sepolcri, tombe) quasi anticipando l’esito finale del loro comportamento. Poi, evidenzia quella condotta di vita che non può che essere proprio quella che la giovane comunità dei suoi amici e della giovane Chiesa dovrà evitare.
Il Nazareno conosce la fragilità umana. Anche tra i discepoli, anche tra quanti lo hanno meglio conosciuto ascoltando le sue parole e testimoni di gesti clamorosi, perfino loro, talvolta, faticano a comprendere e a vivere gli insegnamenti proposti dal loro Maestro.
Non vengono mai meno le tentazioni di ipocrisia (mostro agli altri quello che non sono, non vivo quanto affermo) come una sorta di autosufficienza che condanna gli altri sulla base di una presunta personale capacità di non sbagliare. Il Risorto, ripetutamente, imputa agli scribi e ai farisei scelte di vita per indicare uno stile, quello del Regno, che si smarca, rifiuta e combatte quello più consueto che attraversa la storia dell’uomo (non a caso accenna alle stesse colpe dei padri).
Quanti sono stati chiamati a seguire il Signore sperimenteranno anche questa stagione: conoscono l’invito alla misericordia e all’amore, ma talvolta non lo vivranno; il popolo eletto ha alle spalle una storia ricca di tradimenti nei confronti di Dio, ed anche Pietro non saprà sottrarsi alla stessa tentazione.
Ma sarà lo stesso discepolo a guidare sulla retta strada la Chiesa prendendo come punto di riferimento la Via.

Rifletti

Difficile sostenere che mai nessuno sia in qualche misura scriba e fariseo. Si tratta di prendere consapevolezza di quei limiti che ci appartengono, per renderci conto che Dio condanna il peccato, ma opera per la salvezza del peccatore. Un messaggio di grande speranza.

Prega

Ma non basta essere giusti
(giustizia è rendere uguale a uguali),
ma ci viene chiesto di essere buoni e pazienti.
(Atenagora, Supplica per i cristiani 34.1, 3)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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