In ogni episodio della Bibbia nel quale avviene l’incontro sul monte tra Dio e l’uomo c’è sempre una discesa: dal trascendente alla realtà dell’incontro dell’uomo con l’altro uomo per testimoniare ciò che ha sperimentato. Forse quel lebbroso si sarà trovato là, sicuramente non sarà stato tra la folla mentre Gesù insegnava, perché chi soffriva di lebbra veniva isolato, considerato impuro e cacciato nel deserto o sulla montagna. In qualche modo quest’uomo avrà ascoltato le parole di Gesù, o qualcuno gli avrà parlato di lui e dei suoi insegnamenti, delle guarigioni e dei miracoli straordinari.
L’uomo malato ha un desiderio: ha capito che Gesù può purificarlo, può donargli dignità, può riportarlo alla vita, alla relazione con gli altri. Prende coraggio, si avvicina e si prostra davanti a lui in adorazione: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. L’uomo sa che Gesù, e solo lui, può guarirlo da quella terribile condizione. Il Signore non esita, non si preoccupa della legge, di ciò che la folla può pensare, ha ancora tanto da insegnare… con i fatti! Così tende la mano e tocca il male di quell’uomo, e per la grande fede del lebbroso dice: “Lo voglio: sii purificato!”. Con “lo voglio” vuol dire: torna ed essere uomo, torna ad amare, torna alla gioia!
Il volto misericordioso di Dio è sceso dal monte, si è fatto uomo tra gli uomini. La sua parola e la sua compassione hanno toccato il corpo, ma anche l’anima, il cuore e la mente di quel povero uomo. Adesso spetta al sacerdote fare la diagnosi e dichiarare la guarigione dalla lebbra avvenuta per mano di Gesù, il Messia! Ogni uomo può essere il lebbroso, ma, quando accoglie la parola di Dio, la sua vita non sarà più la stessa. L’uomo toccato da Dio nel profondo sente il desiderio di prostrarsi, sente l’esigenza di purificazione. Il Signore della misericordia non considera più le impurità dell’uomo, ma amandolo perdona tutti i suoi peccati.
L’uomo purificato deve imparare ad essere guarito… ha bisogno di silenzio, di elaborare prima di annunciare ciò che gli è accaduto mettendosi sotto l’ala della chiesa, sotto la guida di coloro che possono accompagnarlo lungo il cammino di conversione.
Per riflettere
Toccare vuol dire entrare in comunione, ed è la comunione con Gesù che guarisce. Nella comunione c’è sempre uno scambio tra chi comunica: uno diventa l’altro e viceversa. La fede stessa è toccare. C’è un toccare Dio, o meglio un essere toccati che ci cambia la vita; e Dio tocca tutti.
Preghiera finale
Un mattino, mentre cavalcava sui pendii del Subasio,
si imbatté con un lebbroso che gli tendeva il suo braccio putrefatto. […]
Gli ritornò il ricordo di quelle parole:
“Francesco, ciò che è ripugnante si tramuterà in dolcezza”.
Scese da cavallo e quasi senza rendersene conto si trovò faccia a faccia con il lebbroso.
In fretta depositò l’elemosina nelle sue mani.
Lo prese tra le sue braccia con una certa goffaggine,
avvicinò le sue labbra alla guancia in putrefazione del fratello cristiano.
Lo baciò con forza, una e più volte. Poi impresse veloci e sonori baci nelle sue mani, […] e lo lasciò.
Risalì a cavallo e si allontanò in fretta. Fatti pochi metri una strana sensazione lo invase.
Dalle profondità del mare e del sangue, cominciò a pervaderlo l’oceano della dolcezza.
Le sue vene e le sue arterie erano fiumi di miele, il suo stomaco e il suo cervello fontane di tenerezza.
Fu certamente uno dei giorni più felici della sua vita, scriverà nel suo testamento,
come il punto più alto del processo della sua conversione.
(Ignacio Larranaga, Nostro fratello di Assisi)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi