Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono. Scacciare i demoni, parlare lingue nuove, addirittura imporre le mani e concedere la guarigione. I discepoli di Gesù sono resi capaci di cose grandiose. Nella misericordia del Signore c’è spazio non soltanto per concedere grazie ai suoi figli, ma anche per rendere alcuni tra loro in grado di compiere, in suo nome, opere di salvezza. Coloro che prima non credevano sono esaltati dal Signore e resi i suoi principali testimoni nel mondo.
Questo passo del Vangelo viene a dirci che non funziona diversamente con noi e con gli altri figli di Dio. Noi come gli Undici, infatti, siamo stati dotati dal Padre—ciascuno—di qualche talento irripetibile ed inedito. Il nostro carattere, la nostra storia, talvolta persino qualche nostro difetto trasformatosi poi in punto di forza e motivo di bene: sono questi tutti aspetti di cui il Padre ci fa dono, perché possiamo farne a nostra volta uso a favore degli altri.
In tal senso, è una meraviglia guardare agli uomini come lo strumento di bene di Dio. Oggi, dunque, siamo invitati a riconoscerci come opera del Padre, a vedere in noi—come con i suoi occhi—quali sono i nostri punti più luminosi e in che modo poterli mettere al servizio di questa missione, gli uni per gli altri. Guardarci con amore servirà a capire quanto bene al mondo possiamo fare e non aver paura di cominciare o continuare a farlo.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi