Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 25 Aprile 2021

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Questa pagina evangelica rimanda a ciò che il cardinal Martini diceva del vangelo di Giovanni: lo definiva il vangelo del contemplativo. E il neotomista Josef Pieper diceva che, in seno ad una comunità, la contemplazione preserva la verità.
E la verità è un Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Noi, nel linguaggio metaforico del vangelo, siamo le pecore. Il buon pastore è colui che dà la vita per le pecore, le custodisce, le difende dal lupo e va alla ricerca anche di quelle smarrite che provengono da altri recinti. Fin qui il messaggio sarebbe semplice: Gesù è la nostra guida e dà la sua vita non solo per il popolo eletto di Israele ma per tutte le genti, ancorché provenienti da altre religioni. Ma, se ci fermassimo qui, Gesù sarebbe niente altro che un maestro e un eroe.

Ecco allora l’ulteriore precisazione. Gesù è amato dal Padre perché dà la sua vita e poi la riprende di nuovo. Ma chi, se non Dio, può dare la sua vita e riprenderla? È evidente che in questo caso il dire di essere amato dal Padre rimanda ad un amore che supera il significato che si è soliti dare al verbo amare; vuole significare un amore integrale. In altre parole Gesù e il Padre si integrano. Gesù è integrato col Padre, è il Dio incarnato. È Dio che dà la vita per noi e ci salva in virtù del solo atto di riconoscerlo. È, del resto, la conferma di quanto si legge proprio nel prologo di Giovanni: in principio era il verbo, e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio.

Per riflettere

Domandiamoci quanto ci è chiara la consustanzialità di Gesù con il Padre. Quanto guardiamo a Gesù uomo perdendo di vista la sua figura divina? O quanto ci è chiaro, viceversa, il senso dell’incarnazione? Ci aiuta una riflessione di don Giussani: la persona del verbo, incarnandosi, esprime la sua natura divina attraverso la natura umana, e il mistero dell’incarnazione stabilisce il metodo che Dio ha scelto per aiutare l’uomo ad andare verso di lui.

Preghiera finale

Maria, Tu che,
come ripetiamo nell’Ave Maria,
sei madre di Dio,
aiutaci a riconoscere
il grande amore del Padre
che ci si è fatto vicino
assumendo la nostra natura umana.


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi