Medita
Con i brani di Matteo tratti dal capitolo 23 termina quel blocco di testi che raccolgono, tra i molti insegnamenti, le indicazioni che il Maestro consegna alla giovane comunità che si sta formando. Ascoltando le parole di Gesù, comprese le dure posizioni nei confronti dei suoi avversari più accaniti che troviamo nelle pericopi di oggi e di domani, i discepoli prendono sempre più coscienza della novità introdotta dal Signore.
Gli scribi e i farisei sono duramente rimproverati dal Nazareno. Non possono essere accusati di ignoranza delle scritture: le studiano, le conoscono bene, le vivono. Ma si tratta di una prassi legalistica priva di quella dimensione misericordiosa che caratterizza il Padre che mandato l’Emmanuele.
Le scelte degli scribi e dei farisei si radicano nella Parola: ma dimenticano altri testi dove Dio chiede giustizia e non condanna, l’amore verso tutti, compresi i peccatori, e non la distanza da ciò che è impuro.
È un messaggio importante da capire per la giovane comunità quando dovrà districarsi, aiutata dalla presenza dello Spirito Santo, di fronte agli stessi avversari e a nuove situazioni che si verificheranno durante lo slancio missionario.
Per ben due volte il Signore introduce con “Guai a voi” il suo forte rammarico. Il termine rimanda, in negativo, a quel “Beati voi” che invece caratterizza lo stile di chi, liberamente, accetta la logica del Regno. Gli interlocutori del Maestro rappresentano quanti volevano salvaguardare la specificità di un popolo eletto direttamente da Dio, lo stesso che, tuttavia, desiderava e desidera la salvezza di tutti, nessuno escluso. Un Padre che condanna il peccato ma spera nella salvezza di ogni peccatore.
Un insegnamento la cui importanza resta inalterata e non conosce una scadenza temporale.
Rifletti
Gesù ricorre a immagini note per far comprendere l’ipocrisia di chi si comporta diversamente da quello che dice. Attenti più agli altri che a sé stessi: i primi da condannare, loro da giustificare.
Una cartina di tornasole per comprendere ciò che deve essere la Chiesa di Dio, cioè noi stessi.
Prega
Erma, cessa di pregare per tutti i tuoi peccati;
prega anche per la giustizia
perché tu ne riceva qualche parte per la tua casa.
(Erma, Il Pastore, Visione III, IX, 6)
AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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