La storia di Elisabetta e Zaccaria รจ lโultima delle manifestazioni dellโalleanza di Dio con Israele prima dellโarrivo di Gesรน, ed รจ un esempio di quello che spesso รจ anche il nostro rapporto con lui.
Prima della gravidanza, Elisabetta e Zaccaria vivevano nella disperazione della mancanza di un figlio. La loro sterilitร rappresentava un mancato realizzamento della promessa di Dio e, essendo vecchi, si erano rassegnati a una relazione con lui che non avrebbe piรน portato i suoi frutti. La loro vita, passata ad osservare i precetti del Signore, non era servita a niente.
Come loro anche noi spesso ci troviamo a non credere piรน alle promesse del Signore, rassegnati che la nostra vita non possa piรน andare avanti nella direzione che speravamo.
La rassegnazione di Zaccaria era tale che persino allโannuncio della gravidanza da parte dellโangelo Gabriele lo scetticismo aveva preso il sopravvento, e Zaccaria non aveva creduto neanche alle parole di un messaggero di Dio, rifiutando il dono del Signore. Per questo motivo lโangelo gli aveva tolto la parola, ovvero ciรฒ che permetteva a Zaccaria di celebrare i riti in quanto sacerdote. Zaccaria quindi aveva perso anche lโunico dono che gli era rimasto.
Anche noi spesso ci troviamo a non credere ai segni che il Signore ci manda, ignorando i doni che ci lascia sul cammino, per poi rimanere senza parole quando scopriamo in che modo si realizzano le sue vie. Ma il Signore รจ paziente.
Quindi Elisabetta aveva passato una gravidanza con il marito muto e al momento di dover dare il nome al bambino aveva usato il nome suggerito dallโangelo: Giovanni, che significa โIl Signore fa graziaโ. Ma nonostante lโesistenza stessa di Giovanni fosse un segno del Signore ecco che di nuovo lo scetticismo si fa spazio, stavolta tra i concittadini di Elisabetta e Giovanni che non vogliono usare il nome suggerito dallโangelo.
Ed รจ qui che Zaccaria, nonostante il suo mutismo, testimonia con i mezzi a sua disposizione di aver finalmente e pienamente accolto il dono di Dio e rinuncia al nome da dare al figlio, in un certo senso rinunciando alla paternitร formale, usando invece il nome donato dal Signore. E con questo riottiene la parola, con cui inizia a cantare la lode a Dio.
Signore, lasciaci piรน spesso senza parole, perchรฉ ammutoliti possiamo apprezzare i doni che ci hai fatto.
Per riflettere
Riusciamo a riconoscere i doni del Signore? Riusciamo a toglierci la parola per lasciare spazio ai segni e ai messaggi del Signore? Riusciamo ad avere fiducia che lui manterrร la sua promessa nei nostri confronti?
FONTE: Ascolta e Medita โ Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi