Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 24 Febbraio 2023

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Siamo soliti vedere gli scribi e i farisei provocare Gesù con molte domande e interrogazioni sulla legge. Oggi non sono né gli scribi né i farisei ad interrogarlo, ma i discepoli di Giovanni. In realtà gli stessi discepoli di Giovanni si accomunano ai farisei per quanto riguarda il digiuno e l’essere bravi osservanti.

In queste due categorie di persone osservanti della legge e dei precetti vediamo due approcci opposti alla relazione con Dio. I primi, cioè i discepoli di Giovanni, attendono la rivelazione di Dio che ci sarà con la venuta del Messia, vivendo quindi nel futuro. I secondi, cioè i farisei, amano il Dio della legge di Mosè, vivono quindi nel passato.

Entrambe queste due categorie digiunano perché Dio non è, o non è ancora, con loro. Ai discepoli di Gesù contestano il fatto di essere dei mangioni e dei beoni, e anche di Gesù andavano dicendo lo stesso. Anche se questa domanda è come sempre una provocazione, potremmo coglierne anche un altro senso fondamentale: “Ci stiamo forse perdendo qualcosa?”.

È come se non tornassero i conti, e Gesù infatti rivela che i suoi discepoli non possono digiunare perché Dio è presente in mezzo a loro. A coloro che vivono nell’attesa del Regno di Dio, Gesù dice che il Regno è già in mezzo a loro (cfr. Lc 17, 20–21). Il momento di digiunare verrà con la Passione del Venerdì Santo, quando Gesù ci sarà tolto perché ucciso.

Quello sarà un momento di lutto in cui faremo esperienza dell’assenza di Dio, quello sarà il digiuno che serve però a prepararci alla risurrezione e alla vita eterna.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi