Il Benedictus è, come il Magnificat, un centone di citazioni bibliche esplicite e implicite. Con questo inno Luca ribadisce per il lettore non giudeo la lezione già data nel Magnificat: come leggere la storia con occhi di fede, secondo la promessa fatta ad Abramo.
È un canto di benedizione per il passato e di profezia per il futuro. Nella prima parte Zaccaria benedice non per suo figlio, ma per colui davanti al quale egli cammina; ringrazia per il Messia, già donato.
Nella seconda profetizza la funzione di suo figlio, che sarà precursore di colui che sorgerà come il sole. È un inno liturgico, che benedice Dio per il suo dono promesso e ora realizzato. Indirettamente mostra il rapporto tra Nuovo e Antico Testamento, come parola di benedizione per il compimento e di profezia per la promessa. Ciò che finora è avvenuto—la nascita di suo figlio e il concepimento di Gesù—è visto nella loro reciproca relazione alla luce di tutta la storia della salvezza. Questi fatti, piccoli e inosservati da tutti, nascondono, per chi sa leggerli nello Spirito, la “visita” di Dio che porta a compimento il suo disegno di amore. (Padre Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Luca)
Per riflettere
“…Per ricondurre i cuori dei padri verso i figli”. È strano che venga citata questa espressione dell’antico profeta Malachia: la conversione è quella del padre verso i figli, cioè dei vecchi verso i giovani, è il cambiamento dell’antico verso il nuovo, è lo straordinario che sta entrando nella storia della salvezza: la presenza di Gesù imminente comincia a cambiare il mondo. (Don Claudio Doglio)
Preghiera finale
Signora di Betlemme,
Signora di chi è in cammino, come te,
senza trovare neppure una locanda.
Signora della semplicità dei pastori
e dello splendore degli angeli che cantano:
“Gloria a Dio nel cielo, pace in terra agli uomini che Dio ama”.
Grazie per averci dato il Pane che ci mancava.
Grazie per averci arricchiti della Tua povertà.
Grazie per il tuo silenzio che riceve e medita e genera in noi la Parola.
Che stasera la luce del Natale ci desti
e sia l’inizio di uno splendore che non ha fine.
Che stasera tornando alle nostre case
possiamo dire agli uomini che vivono insicuri e senza speranza:
“Presto, venite. Vi portiamo la buona notizia,
che è gioia per tutto il popolo:
Oggi è nato il Signore, il nostro Salvatore!”
(Cardinale Eduardo Pironio)
AUTORI: Michela e Roberto Roncella
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi