Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2022

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Dopo il brano di ieri che ci invitava a meditare la festa della Cattedra di san Pietro, ritroviamo in continuità, con il testo di lunedì, la presenza di demòni.
Forti dell’insegnamento del Maestro che aveva sottolineato l’importanza della preghiera in ogni occasione e quindi anche nel contesto che leggiamo nella pericope, un discepolo pone una domanda a Gesù. È giusto: i discepoli, per imparare, sono abituati e sollecitati dallo stesso Nazareno a rivolgersi per chiarire quanto non era compreso. Nel testo di oggi il Nazareno è invitato dai discepoli da lui chiamati a rispondere della loro incapacità di scacciare lo spirito muto.

Giovanni, un discepolo tra i presenti nella scena della Trasfigurazione e dunque trai più importanti, comunica una situazione sperimentata e “risolta” (al plurale): hanno operato, ma inutilmente, per conto loro.
Potremmo porre la richiesta del discepolo in questi termini: “Chi non è dei nostri, perché e come mai riesce là dove noi abbiamo fallito?”.
La pericope che oggi meditiamo è di una attualità impressionante. In quella giovane comunità di pochi che si andava formando, già si insidiavano elementi che conosciamo bene. Purtroppo.

I discepoli, chiamati dal Signore, avevano compiuto una scelta di vita notevole ed impegnativa. Chi lasciò il lavoro, chi senz’altro la famiglia, consapevoli di accettare situazioni difficili che alcuni consideravano illegittimi e altri decisamente impuri. E talvolta correndo anche rischi sulla persona.

A fronte di tutto questo, quale ricompensa sarebbe stata consegnata? E per quale motivo anche altri, senza aver percorso una sequela richiesta loro dall’Emmanuele, erano nelle condizioni di agire allo stesso modo (e, magari, con più successo) pur rimanendo al di fuori della cerchia dei discepoli?

Anche noi oggi fatichiamo a comprendere la parabola del padre misericordioso. Il nostro modo di pensare è molto vicino al fratello maggiore che non se ne va ed è spietato nei confronti del fratello minore. Che si pente e si affida al Padre misericordioso.

Per riflettere

Se spettasse a noi giudicare gli altri saremmo giudici severi. La misericordia di Dio nei nostri confronti fatichiamo a concederla ai altri.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi