Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Marzo 2023

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Il brano di oggi riprende e approfondisce quello di ieri. Giovanni continua a presentarci da una parte i Giudei, dall’altra Gesù; i primi saldi nella fede di Mosè, il secondo portatore della novità inaudita di un Figlio che si incarna e vuole farci conoscere il Padre, Dio misericordioso.

Nella pericope di ieri, i primi “lo perseguitavano”; il testo di oggi ci consegna addirittura una sentenza di morte fondata su due accuse: il mancato rispetto del sabato e l’annuncio di presentarsi Figlio di quel Dio che Gesù di Nazaret addirittura chiama Padre.

La distanza è abissale, ma il Galileo, in uno dei passi più importanti del vangelo sul rapporto tra Padre e Figlio, insegna a tutti noi che la buona notizia deve raggiungere tutti. Nessuno escluso.

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Dio unico, è accettato anche dai Giudei; ma il suo amore per le creature che l’ha spinto inviando l’unico Figlio a morire in croce per noi, questo è rifiutato dai Giudei. La lieta notizia è la venuta di chi può farci conoscere davvero Dio Padre perché è suo Figlio.

Il Maestro introduce il suo messaggio per ben tre volte con “In verità, in verità io vi dico”. Si tratta di una formula che invita i lettori a prestare molta attenzione alle parole pronunciate perché capaci di accompagnarci verso il mistero, in questo caso, della fede nel Dio, Uno e Trino.

Conoscere il Padre è possibile attraverso il Primo Testamento che narra le sue parole e i suoi gesti. Ma la storia di salvezza ci consegna la svolta anche cronologica (prima e dopo l’avvento di Cristo) quando il Figlio prendendo la nostra carne vive con noi e come noi. Parlerà (le parabole ad esempio) ed opererà (pensiamo alle guarigioni) per farci conoscere la volontà del Padre, che è Dio misericordioso. I Giudei non potevano accettare questa prospettiva: il Messia atteso non risponde alla categoria “Figlio di Dio”. Del resto anche i suoi discepoli comprenderanno meglio Gesù di Nazaret solo con l’aiuto dello Spirito Santo. Al quale dobbiamo affidarci per comprendere la profondità e la ricchezza della Parola.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi