I bilanci, come è ovvio, si stilano in fondo. Ed ciò che sembra fare Giovanni, alla fine del quarto Vangelo, nel brano che leggiamo oggi, unitamente alla “prima conclusione”, che è invece presente nel capitolo 20. Accostando i due finali possiamo idealmente immaginare di comporre una conclusione unica, un “tirare le somme” che è un anche un accorato invito dell’Apostolo all’adesione di fede: «Egli è testimone di queste cose che ha scritto, e anche se Gesù ne ha compiute così tante altre che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere, queste sono sufficienti perché crediate che Egli è il Cristo, il figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».
Alla fine del suo Vangelo, Giovanni chiede dunque di essere preso sul serio perché testimone diretto. Egli obbedisce al comando del Signore di portare il Vangelo a tutti e, sicuramente, risponde anche al suo stesso desiderio di diffondere l’amore che ha sperimentato. Sul piano della verità storica, chissà quanti sono stati gli studi che hanno soppesato parole e virgole del suo vangelo. Ciò che conta, però, lo sa solo Dio, ed è il gran numero di intelligenze e di cuori che la sua testimonianza è riuscita a conquistare alla fede, che è stata di grande aiuto nel cammino di fede. In altri termini, il bilancio di quale sia stato il grado di successo rispetto all’obiettivo da lui dichiarato.
Giovanni implicitamente pone a tutti la domanda: credete voi a tutto ciò che ho scritto di Gesù? Noi crediamo, sulla parola della Chiesa e perché tutto qui ci sembra convincente. Ma Giovanni avrà esaurito il suo compito solo quando anche noi potremo rispondere, come i Samaritani: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4, 42).
Per riflettere
Una prima lettura del Vangelo, con la corrispondente “scoperta” della figura di Cristo, ha portato all’adesione di fede molti che erano, o si ritenevano lontani da Dio. È stata come un “colpo di fulmine”. Noi, che forse abbiamo inizialmente conosciuto Gesù in altri modi (la famiglia, la parrocchia…), possiamo dire di avere la stessa venerazione per questi quattro “preziosi libretti”? Li abbiamo letti e riletti per intero? O sono per noi come un pur bellissimo mosaico le cui “tessere” sono i brani ascoltati ogni domenica alla Santa Messa?
Preghiera finale
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio,
il Signore è uno solo.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore;
li ripeterai ai tuoi figli,
ne parlerai quando sarai seduto in casa tua,
quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai.
(Deuteronomio 6, 4–7)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi