Questo è un brano facile da raffigurare nella nostra mente, non solo nelle immagini, così nitide nel racconto della tempesta, ma anche nelle sensazioni, nelle emozioni dei discepoli. La loro esperienza, infatti, è la nostra: quante volte ci siamo sentiti in balia delle onde, sommersi da eventi al di fuori del nostro controllo? E in queste situazioni non ci è forse venuto a volte da arrabbiarci, da sentirci abbandonati da un Dio silente, così inerme da sembrarci addormentato?
Eppure i discepoli ci offrono una bella lezione: invece di tenere per sé questi pensieri, svegliano Gesù e lo interpellano. Nel momento in cui si sentono abbandonati, essi richiamano il Signore. Questo è un invito a una preghiera che sia spontanea, che affidi al Signore movimenti del cuore “negativi” o che vorremmo nascondere.
Perché il Signore risponde sempre alle nostre preghiere: Gesù si alza, placa la tempesta e ci rimprovera amorevolmente. Ma come, ancora non abbiamo capito che con lui sulla nostra barca nessuna tempesta può portarci alla deriva? Rivolgiamoci al Signore, sempre, e lui saprà portare la pace nel nostro cuore in tempesta.
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Per riflettere
Chi medita giorno e notte la legge del Signore porterà frutto a suo tempo. (Sal 1, 2–3)
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi