Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Febbraio 2023

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Dio non fa miracoli per avere pubblica gloria o consenso: tutti i miracoli visti finora li compie in disparte. Quando parla di aver ottenuto già una ricompensa, non è Dio che per ripicca non ci ricompensa, ma siamo noi che ci siamo già ricompensati da soli, ci siamo riempiti di noi stessi, e come può Dio riempire qualcosa di già pieno? Non è un contrappasso ma semplicemente il rispetto, da parte di Dio, delle nostra libertà e delle nostre scelte di vita. Si parla di elemosina, preghiera e digiuno.

Ciascuna di queste cose ha ovviamente un significato precipuo, ma in comune hanno che Gesù ci chiede di farle nel segreto, cioè nella sincerità del nostro cuore. Gesù ci è come sempre da esempio e quando opera molte delle guarigioni miracolose è mosso esclusivamente dal suo amore per noi. Se quindi noi suoniamo le trombe e ci mettiamo in mostra quando facciamo qualche “opera buona” vuol dire che in fondo non lo stiamo facendo con il cuore. Però, se ci pensiamo, mostrarci benevoli e giusti di fronte agli altri è un qualcosa di normale ed istintivo; in una società civilizzata è quasi qualcosa di richiesto, e che male c’è alla fine?

Dipende cosa si nasconde dietro a questo bisogno di far vedere di essere buoni: ha forse a che fare con la nostra autostima? Forse con il nostro bisogno di sentirci amabili e di meritarci un po’ di amore, rispetto, e stima? Rischiamo che i nostri sforzi nel compiere l’elemosina siano essi stessi un’elemosina di autostima, che l’interlocutore delle nostre preghiere non sia Dio ma “un pubblico” che cerchiamo di ingraziarci, e che i nostri digiuni non siano un strumento per la nostra conversione ma un tentativo di colpevolizzare chi non ci dà tutte le dovute attenzioni che crediamo di meritare.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi