Alla domanda posta da Gesù ai suoi discepoli mentre camminavano in una regione posta al di fuori della terra santa conosciamo le risposte anche per una pericope, letta in questo mese, che racconta la stessa scena.
Sono molti gli appellativi che il Nazareno usa per sé (“Io sono la Via, la Verità e la Vita”, ad esempio). Alcuni sono stati proposti nelle meditazioni di questo mese (“Io sono il buon Pastore”). La seconda parte del brano di oggi rimanda all’insegnamento del Maestro volto a superare i legalismi sociali e religiosi dell’epoca per privilegiare la dimensione misericordiosa del lieto annuncio.
Il Signore è una pietra angolare sulla quale costruire non un edificio ma uno stile di vita capace di reggere gli eventi che seguiranno. Anche una costruzione solida, ma capace di accogliere e luogo di incontro con un Dio che è misericordia.
Lui, l’Emmanuele, un vero homeless senza casa, ha insegnato ai Dodici e alla Chiesa la missione di incontrare gli altri dovunque essi siano. Sulle strade e nei crocicchi, insegnando stando seduti, in piedi e in cammino. Frequentando il Tempio come le case, i villaggi più lontani e le città.
Accettare questo capovolgimento di prospettiva impone una conversione radicale. Simone, questo il suo vero nome, viene scelto da Gesù non dopo una discussione o per decisione assembleare. È sempre il Risorto il protagonista assoluto.
Il nuovo Simone sarà Pietro: a lui il compito di essere pietra e di guidare pietre vive, noi, capaci vivere e trasmettere gli insegnamenti ricevuti.
Per riflettere
Con il battesimo siamo entrati a far parte della Chiesa. Non come spettatori. Abbiamo tutti ricevuto una vocazione dalla quale attingiamo la forza di essere un tassello della Chiesa viva e vivente che si apre al mondo desiderosa di condivide il lieto annuncio portato dal Signore.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi