Il capitolo 19 del vangelo di Luca, che mediteremo nella sua interezza, si apre con Gesù che fa tappa a Gerico: la attraversa, desidera portare a tutti la buona novella, senza escludere nessuno e senza curarsi di molte convenzioni che caratterizzavano la società del tempo.
Erano numerose le categorie ai margini o escluse dalla società civile e religiosa. Nel brano di oggi compare la nota figura di Zacchèo: una figura importante, presentato come “capo dei pubblicani” e, come noto, in possesso di molto denaro. È un esattore delle tasse che riesce a trarre vantaggi personali dalle imposizioni poste dai romani. Come molti pubblicani, quindi è odiato per quanto fa e ritenuto peccatore ed impuro per la frequentazione con i pagani.
A causa della sua statura, sale un albero pur di vedere con i propri occhi chi è quel Nazareno così famoso per le sue parole e i segni compiuti. Cosa lo spinge a vedere il Galileo? Si fa largo nella folla, qualcuno l’avrà anche riconosciuto e chissà cosa avranno pensato vedendolo salire sull’albero. Forse sarà stato deriso per questo gesto.
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Zacchèo non parla. Lo farà solo per rispondere al Maestro che nel caos lo vede; rivolge a lui la parola utilizzando un imperativo. Scendi perché ora potrà vederlo da vicino, parlargli, capire meglio. Non per strada ma a casa sua.
La folla che accompagnava l’Emmanuele e forse ne decantava le lodi assiste alla scena dove un pubblicano ospita (cioè paga) Gesù, il quale dovrebbe sapere che è un peccatore, quindi impuro.
È una folla incapace di capire che si cercano, vogliono conoscersi, ascoltarsi. Un incontro che porterà il peccatore a riscattarsi dagli errori commessi e il Salvatore ad insegnare che la buona novella non è destinata ai pochi fedeli alla Parola oppure ad una classe sacerdotale lontana dal presentare il Padre misericordioso del Figlio di Dio.
Come abbiamo meditato più volte, l’amore del Verbo incarnato per le creature supera le aspettative umane. Zacchèo e la sua casa conosceranno la salvezza divina.
Per riflettere
Zacchèo e Matteo l’evangelista sono pubblicani e ricchi. Si convertono. Maria non ha bisogno di convertirsi: fin dall’inizio ha un percorso e una fede stra-ordinaria: “conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo… Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo” (Agostino, Discorso 25, 7–8).
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi