Siamo ormai a un passo da Pentecoste e la liturgia, con il vangelo odierno, ci fa compiere un balzo in avanti; ci porta ad una “scena” ambientata, come è naturale, dopo la resurrezione del Signore. Il brano contiene la triplice domanda di Gesù a Pietro: «Mi ami?», di cui è ben nota l’interpretazione che la equipara, sul piano dei numeri, ai rinnegamenti del venerdì santo.
Pietro è davvero un essere umano “a tutto tondo”. Capace di una vasta gamma di sentimenti: generoso ma impulsivo, deciso nel seguire il Maestro ma comprensibilmente pervaso da quello spirito di conservazione che è una delle cifre (come è corretto dire oggi) della nostra umanità. Ma una cosa appare chiara da tutto ciò che di lui afferma la Scrittura: egli amava sinceramente Gesù. Per questo, ed è ancora un tratto umano, rimane addolorato per l’insistenza della domanda che il Signore gli rivolge: «Signore, tu conosci tutto; sapevi persino che ti avrei rinnegato, ma per paura, non per mancanza di amore. Sai che ti amo davvero!».
L’amore però non è qualcosa che semplicemente “si sa”. Quale sposa si può accontentare di sapere che il marito la ama? Non desidera forse che egli glielo dica? Che glielo ripeta ogni giorno? E naturalmente vale il viceversa, vale nel rapporto tra genitori e figli. Un meno compromettente “ti voglio bene” è bello dirselo anche fra amici.
È vero poi che, se non è segno di autenticità la sua ostentazione, l’amore va però dimostrato con i fatti. Pietro, dunque, non deve soltanto dichiarare più volte il suo amore per il Signore; Gesù stesso (ma la chiarificazione di Giovanni è preziosa) gli anticipa in quale modo ne dovrà dar prova. Simone di Giovanni, che nella notte del Getsemani, con slancio impetuoso, è arrivato a sguainare la spada in difesa del suo Maestro, d’ora in avanti, armato della sola fede, sarà chiamato a spendere tutta la sua vita per lui.
Per riflettere
Se, nella preghiera, non dobbiamo «sprecare parole come i pagani» (Mt 6, 7), in un rapporto d’amore le parole si sprecano, eccome! A cosa varrebbe, altrimenti, recitare il rosario, quella bellissima e “martellante” ripetizione di amore per la madre del Signore? Dio sa di che cosa abbiamo bisogno noi, lui ha bisogno solo del nostro amore e noi vogliamo dirglielo fino allo sfinimento. E dimostrarglielo!
Preghiera finale
Ti adoro mio Dio
e ti amo con tutto il cuore.
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi