Le parole di Dio rivolte ad Abramo nella Genesi, nella prima lettura di oggi, chiariscono bene ciò che il Signore vuole donarci con la sua alleanza: rendere grande il nostro nome e farci benedizione per tutte le persone che incontriamo. Benedire significa “dire bene”, quindi portare il bene in mezzo agli altri, donare pace, far fruttificare tutte le relazioni nelle quali siamo coinvolti. Non usare mai il pregiudizio o la maldicenza nei confronti di coloro che incontriamo. Dal momento che il desiderio di Dio è rendere grande il nostro nome, ciò che spinge a seguire questo suo desiderio è amare. Se in noi c’è amore, non può esistere giudizio.
Se c’è amore nel nostro cuore allora c’è mitezza, semplicità, compassione, misericordia, condivisione. Se al contrario riusciamo solo a vedere ciò che non va bene nel fratello, non saremo mai capaci di riconoscere i nostri limiti e i nostri errori. Dio ama tutti i suoi figli e fa dono dell’amore, ma ci mette in guardia: se non lasciamo che sia il suo amore a prendere il nostro cuore non abbiamo compreso l’essenza della buona novella. Se proviamo a trasformare l’ammonizione del Signore in un invito, scopriremo tutta la bellezza del “dire bene”: amate per essere amati, perché è donando misericordia che riceverete misericordia, e se il vostro amare sarà senza misura, riceverete un amore smisurato! O Dio, fa’ che possiamo essere una benedizione!
Per riflettere
Se mi capita di pensar male del mio prossimo, provo a guardare tutte le buone qualità che lo caratterizzano e prego per lui affinché il Signore lo aiuti a sviluppare il bello che ha dentro di sé. Sicuramente anch’io riceverò molto da questo nuovo sguardo verso l’altro.
Preghiera finale
Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori.
Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa.
Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi
solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri.
Invito ad andare oltre queste reazioni primarie,
perché “il problema è quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire
al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche—senza accorgercene—razzisti.
E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro”.
(Da Papa Francesco, Fratelli tutti)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi