Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 21 Febbraio 2022

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La pericope di oggi riporta gli avvenimenti seguiti alla straordinaria manifestazione che solo tre discepoli, i più vicini al Signore, hanno potuto vivere. La Trasfigurazione è una epifania divina che, tuttavia, impedisce di costruire tre tende e soggiornare in quel luogo. Compito del Maestro e dei tre discepoli è scendere, portare il lieto annuncio e proclamare la misericordia divina a tutti. A tutti: ancora una volta leggiamo che ad attenderli, oltre agli altri discepoli, li aspetta una folla. Marco precisa “molta folla”.

Tanto interesse è anche sicuramente dovuto alla disperazione: gli esclusi dalla società, i poveri, le vedove, i bambini erano tutte categorie poste ai margini. Tanto più i malati, e soprattutto quanti erano colpiti da situazioni incomprensibili per la medicina dove gli stessi esperti della religione erano incapaci di portare sollievo. Salvo ipotizzare che si trattasse delle conseguenze dovute a colpe commesse, forse, dalla sua famiglia.

Nel brano troviamo citati uno “spirito muto” e poi anche “demòni” come responsabili dell’infelice vita del ragazzo. Un padre disperato (e forse sentendosi lui per primo responsabile della vita infelice del figlio) si fa largo tra la folla ed invoca l’intervento del Maestro.
Marco in tutto il suo Vangelo mostra continuamente la forza del Figlio di Dio capace di segni prodigiosi, non escluso quello di vincere avversari non umani. Ma il gesto compiuto porta con sé un messaggio rivolto soprattutto ai discepoli.

Essi non comprendevano le ragioni per cui non seppero scacciare lo spirito. Cosa mancava loro? Quale altro insegnamento dovevano ancora ricevere per operare come il Risorto? Perché avevano fallito?
La preghiera. L’importanza della preghiera, l’abitudine di pregare, come e cosa pregare è riconoscerci poveri di fronte a Dio. Bisognosi della sua misericordia. La Parola descriverà che anche gli apostoli sapranno scacciare i “demòni”.

Per riflettere

Sperimentiamo la difficoltà a mantenerci fedeli alla Parola che è Gesù nelle situazioni più impegnative e drammatiche della vita. Tendiamo a dimenticarcene nei momenti meno severi e più gioiosi.
Ma non siamo mai soli. Il Dio che ha scelto di sperimentare il dolore e la gioia ci accompagna sempre.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi