«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
Oggi Gesù ci chiede perché ci lasciamo turbare e perché ci rendiamo schiavi del dubbio. Le nostre quotidianità, come sappiamo, sono costruite sull’incertezza e la precarietà, e questo non dipende certo da noi. Ma dipende da noi come decidiamo di affrontare l’indeterminatezza del nostro presente. Se, infatti, lasciamo che prevalgano—come ultima parola—la confusione e il disordine, regnerà sovrano in noi un senso di disillusione e paura. Le stesse emozioni da cui erano sconvolti anche i due discepoli in cammino per Emmaus, prima di incontrare Gesù.
Se, d’altra parte, permettiamo che a guidarci sia la fede, questo costituirà un punto saldo al di là di qualsiasi avvenimento imprevisto. La voce della preoccupazione molto spesso viene dal male, il quale riesce a convincerci che non siamo mai abbastanza all’altezza delle situazioni che viviamo, né che le sole nostre forze bastino.
Questo giudizio non fa i conti con il fatto che, in quanto creature, abbiamo sempre una Forza ulteriore sulla quale contare. Non siamo mai davvero soli di fronti agli eventi della vita, così come i discepoli—sgomenti—non erano soli nel cenacolo. Le apparizioni di Gesù immediatamente dopo la sua morte sembrano essere un grande insegnamento per tutti noi, così come un graduale apprendimento per gli apostoli: per il solo fatto che Gesù in altre occasioni non possa essere toccato in carne ed ossa, non vuol dire che sia assente e non prenda parte alle nostre vicissitudini.
Egli anzi, essendo risorto, è più che mai vivo e presente nei nostri giorni, qualsiasi sia la prova che siamo chiamati ad affrontare.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi